“Cos'hai intenzione di fare ora?” Chiese Astus Guisgard.
“Beh, siamo qui per quella bestia...” rispose il cavaliere, stendendosi sulla panca con le mani incrociate dietro la testa “... dobbiamo cercarla e trovare il modo di ucciderla...”
“Vuoi davvero allearti con quei mercenari?” Fissandolo Astus.
“Non sono mercenari, ma soldati...” mormorò Guisgard.
“Fa lo stesso.” Replicò il suo compagno. “E non mi sembra che nutrino per te una spiccata simpatia.”
“Dici?” Inarcando le sopracciglia il cavaliere. “Beh, posso assicurati che il loro comandante mi sopporta ancor meno dei suoi uomini.”
In quel momento giunse Mime.
“Hanno cacciato anche te quei mercenari?” Sorridendo Guisgard.
“In verità” spiegò il rigattiere “si sono alzati e spariti. Credo di aver capito che sono saliti nelle loro camere. Eh, gente strana i soldati di ventura!”
“Non sono soldati di ventura.” Sbottò Astus.
“Ah, no?” Stupito Mime. “E cosa allora?”
“Possibile che tu non abbia capito nulla di questa faccenda?” Scuotendo il capo Astus.
“In realtà” ridendo Guisgard “lui aveva capito tutto, ma poi dopo il terzo bicchiere di vino ha fatto un po' di confusione!”
Anche Astus scoppiò a ridere.
“Ehi, che ragazza carina...” indicando una ragazza Guisgard.
“E' con suo padre, non vedi?” Fece Astus. “Attento a non finire in altri pasticci. E ti ricordo che ora hai anche una moglie.” Sorridendo Astus.
“Già, quasi me ne dimenticavo...” sarcastico il cavaliere “... ma temo, ahimè, che non sia affatto gelosa di me la mia mogliettina...”
“Quello è il pastore Enar...” disse Mime “... è quella ragazza che è con lui non è sua figlia, ma Roxanne, la nipote.”
“Sei bene informato vedo.” Incuriosito Astus.
“In città lo conoscono tutti...” raccontò Mime “... egli è l'unico ad aver visto bene la bestia... grazie a lui infatti sappiamo che si tratta di un cinghiale.”
“E come diamine ha fatto a restare vivo?” Stupito Astus. “Pensavo che nessuno sfuggisse a quell'animale!”
“E' infatti vivo per miracolo.” Rispose il rigattiere. “E si porta addosso come ricordo una bella cicatrice.” Scosse il capo. “Eh, è stato un uomo molto sfortunato, poveraccio... prima la tragedia di sua sorella, poi l'aggressione della bestia... è stato fortunato a non aver perduto il senno...”
“Cosa è capitato a sua sorella?” Chiese Guisgard a Mime.
“Risale a qualche anno fa...” narrò il rigattiere “... egli viveva nella sua casa insieme alla sorella... era una bella donna, ma particolare...”
“Particolare?” Ripetè il cavaliere.
“Si...” annuì Mime “... le piaceva vagare per i boschi... cantare agli alberi e cose simili... beh, fatto sta che queste stranezze le attirarono i sospetti di molta gente... alla fine fu accusata di aver fatto seccare i raccolti e processata come strega... morì sul rogo... bruciata viva...”
“Eh, brutta storia...” sussurrò Astus.
“Era pazza.” Sentenziò il rigattiere.
“Perchè parlava agli alberi?” Domandò Astus. “Magari aveva solo un animo sensibile.”
“Non solo.” Indicando no col dito Mime. “Si racconta che prima di morire, tra le fiamme, maledì l'intera città.” Si segnò tre volte. “Era pazza davvero.”
E a quelle parole del rigattiere, Guisgard restò a lungo a fissare quel pastore che si allontanava con sua nipote.