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Vecchio 08-05-2014, 03.25.02   #1679
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Clio ed i suoi, dopo quelle parole rivolte dalla ragazza a Gvin, entrarono nella locanda e presero subito posto attorno ad un tavolo.
Ordinarono poi carne e vino.
“Non so...” disse Borel agli altri “... dite che l'hanno bevuta?”
“Beh...” fece Dort “... hanno visto il pugnale, no? Mi sembra un indizio convincente...” fissò poi Ertosis “... tu tieni d'occhio la porta e guarda se entrano...”
In quello stesso momento la porta della locanda si aprì ed entrarono Gvin ed i suoi.
“Tipo insistente...” mormorò Porturos appena Ertosis indicò con un cenno del capo il duca ed i suoi uomini.
“Davvero magnifico quel pugnale...” disse il duca prendendo posto con i suoi ad un tavolo accanto a quello dei falsi mercenari “... solo i famigerati e celebri Gufi Scarlatti possono possedere simili armi... è leggendaria infatti la loro abilità in battaglia...”
“E' vero, milord...” mormorò uno dei suoi, con l'intento di farsi sentire da Clio e dagli altri “... io stesso ho sentito narrare della ferocia di Gufo in battaglia...”
“Già...” annuì Gvin, lanciando occhiate verso il tavolo della ragazza e dei suoi compagni “... ma pare che il grande condottiero sia caduto sul campo di battaglia... almeno questo è ciò che racconta la sua vedova...”
“Possibile, milord?” Con tono provocatorio un altro dei suoi.
“Hai visto il pugnale, no?” Con un ghigno Gvin.
“Ci sono molti modi, milord, per impossessarsi di un simile cimelio...” intervenne un altro dei suoi soldati.
“Per esempio?” Ad alta voce Gvin.
“Beh, rubandolo...” rispose il soldato “... o magari prendendolo allo stesso Gufo dopo averlo ucciso...”
“Immagino abbia molti nemici un simile individuo...” mormorò divertito il duca.
“Io rammento la leggenda di Agamennone, milord...” un altro dei suoi sgherri “... di come, tornato dalla guerra di Troia, restò ucciso ad opera di sua moglie e del suo amante...”
“Già...” voltandosi Gvin verso il tavolo di Clio “... una donna può davvero rappresentare un serpe in grembo... il peggior nemico per un uomo... e più una donna è bella, più allora può essere letale... magari il povero Gufo è morto davvero così... ucciso a tradimento da una donna e dal suo amante...” fissò tutti i compagni di Clio, uno ad uno “... o chissà, magari dai suoi innumerevoli amanti...” rise seguito subito dai suoi uomini che fecero lo stesso.
“Non reagite...” sussurrò Dort agli altri.
“Non sopporto le provocazioni di quel verme...” mormorò piano Vortex.
“Anche a me prudono le mani...” fissandoli Ertosis.
“E' un duca, un aristocratico...” rispose loro Dort, sempre a bassa voce “... anche una semplice rissa con lui ed i suoi scagnozzi ci farebbe finire in un mare di guai...”
“Sospetta di noi” intervenne Borel “e non credo ci lascerà in pace fino a quando non sarà sicuro che mentiamo...”
“Magari...” rivolgendosi Gvin ai suoi, ma sempre con quel suo tono offensivo “... potrebbe essere quel pugnale a sgozzare la bestia... del resto se ha ucciso il povero Gufo Scarlatto può benissimo fare lo stesso con quel cinghiale!” Rise di nuovo insieme ai suoi uomini.
“Ma il pugnale non è in nostro possesso, milord.” Guardandolo uno dei suoi.
“Già, è vero...” voltandosi Gvin ancora una volta verso il tavolo di Clio “... ma forse, se lo chiederemo con gentilezza, la nostra vedova allegra non ci negherà quel gingillo... e chissà, magari sarà così generosa da darci anche qualcos'altro...”
E di nuovo quegli uomini si abbandonarono ad una fragorosa risata.
“Mi avevano detto” all'improvviso una voce alle loro spalle “che da queste parti ci fosse da cacciare un cinghiale... ma non immaginavo di trovare tanti porci.”
Il duca ed i suoi si voltarono di scatto.
“Cosa avete detto?” Fissando Gvin colui che aveva parlato.
“Ho parlato di porci...” guardando il duca negli occhi Guisgard “... vi sentite forse chiamati in causa?”
“Chi siete straniero?” Chiese Bieff, il braccio destro del duca, al cavaliere.
“Sono uno che si irrita facilmente” rispose Guisgard “quando qualcuno osa rivolgersi così alla mia donna.”
“La vostra donna?” Stupito Bieff, per poi voltarsi verso il suo padrone.
“Siete forse...” mormorò Gvin.
“Si...” annuì il cavaliere “... sono Gufo Scarlatto. In persona.”
“Ma la ragazza aveva detto che eravate...” mormorò Gvin.
“Morto?” Disse Guisgard. “E' una precauzione che io ed i miei uomini usiamo spesso quando ci spostiamo. Molti spadaccini ed avventurieri vorrebbero vantarsi di aver ucciso il grande Gufo Scarlatto. Bisogna dunque essere previdenti.”
Gvin lo scrutava con attenzione.
“Ma sono fortunato...” aggiunse il cavaliere “... posso contare su uomini devoti, oltre che in gamba e su una moglie bella e fedele...” guardò Clio e accennò un lieve sorriso “... beh? Cosa sono quelle facce?” Fissando poi anche i suoi compagni di viaggio. “Questo è il modo di accogliere il vostro comandante, razza di rinnegati?” Rise. “Si, ammetto che mi sono attardato un po' lungo la strada... ma solo perchè volevo riscuotere tutti i crediti che ci doveva il marchese di Liternia!” Raggiunse il loro tavolo. “Eh, tre giorni in sella sono dannatamente lunghi e scomodi...” avvicinandosi a Clio, per poi accarezzarle il viso “... spero che tu abbia preso una stanza comoda, Angelo mio... ho una gran voglia di qualcosa di morbido e profumato...” sorrise e quasi le sfiorò la bocca con le labbra “... e sai bene che non mi riferisco certo ad un letto ed alle lenzuola...”
A quella scena, Gvin fece un cenno ai suoi e lasciarono la locanda come tanti cani bastonati.
E mentre quasi baciava Clio, Guisgard li seguì fino all'uscita con la coda dell'occhio.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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