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Vecchio 07-05-2014, 01.29.27   #1658
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Clio ed i suoi si alzarono e lasciarono quel luogo senza che Enar dicesse loro nulla.
Il pastore infatti si limitò ad alzarsi anch'egli e ad accompagnare i falsi mercenari all'esterno della casa.
Roxanne restò invece alla finestra, con gli occhi fissi su quegli uomini mentre si allontanavano, fino a svanire nella fitta vegetazione circostante.
“Roxanne...” disse Enar rientrando in casa “... gente come quella non può capire il nostro dramma... già è difficile comprenderlo per chi vive a Solpacus... non voglio che ne parli ancora con gli estranei...”
“Perdonami, zio...” mormorò lei “... non pensavo di fare male...”
“Le tue intenzioni so che sono giuste” fece il pastore “ma spesso la gente non lo comprende... ed io non voglio che tu sia bollata come la nipote di una strega... non voglio e non lo permetterò... ho giurato che tu non soffrirai come è accaduto a tua zia... ed a me...”
Intanto Clio ed i suoi attraversavano la foresta per ritornare a Solpacus.
“Quel dannato animale” fece Vortex “sembra essere svanito nel nulla... non una traccia, né un qualsiasi segno riconoscibile...”
“Il pastore” mormorò Borel “afferma sia un cinghiale. E lo dice con una certa sicurezza.”
“Ovvio, ha avuto un incontro ravvicinato con la bestia quell'uomo.” Disse Ertosis.
“Da quel poco che vedemmo l'altra notte” pensieroso Borel “a me non sembrava affatto un cinghiale. Forse più un toro o addirittura un orso.”
“Da ciò che mi risulta” intervenne Porturos “né i tori, né gli orsi sono immuni al veleno e resistenti alle armi da taglio.”
In quel momento cominciò a vedersi Solpacus.
“Finalmente...” mormorò Trastis “... non vedo l'ora di uscire da questa foresta... mi inquieta...”
“Sfido io!” Ridendo Ertosis. “Mi stupirei del contrario!”
Rientrati in città, come detto da Clio, i finti soldati di ventura si diressero verso la locanda.
Ma davanti all'ingresso, quasi ad attenderli, i falsi Gufi trovarono Gvin insieme ai suoi uomini.
“I miei omaggi, comandante...” con un vistoso inchino il duca “... sempre altera, sprezzante, fredda e naturalmente bellissima.” Sorridendo. “Sempre alla testa dei vostri fedeli mercenari.” Guardò un attimo i suoi uomini, per poi tornare a fissare Clio ed i suoi compagni. “Poche donne, se non nei poemi e nella saghe nordiche, hanno tanto coraggio ed abilità da comandare sugli uomini. Ma voi siete una novella Brunilde, una rediviva Crimilde.” Rise. “Condottiero di audaci e invincibili mercenari. Mercenari però che di certo non possono essere i famosi Gufi Scarlatti... no di certo, vero, Folk?”
“Si, milord.” Avanzando di qualche passo uno dei suoi.
“Folk era nei paraggi, sapete per cercare con alcuni dei miei uomini la famelica bestia” disse Gvin a Clio “e per puro caso si è imbattuto in alcuni mercanti che avevano avuto l'onore, qualche settimana fa, di incontrare nientemeno che il celebre Gufo Scarlatto... ebbene lui si vantava di non separarsi mai dai suoi uomini... e poi, stranamente, non ha fatto alcun accenno ad una sua moglie...” rise di nuovo “... dunque? Forse è il caso di rivedere un po' le presentazioni, non credete? Magari vi siete confusa, milady... si, magari è così...”
Ed i suoi uomini scoppiarono in fragorose risate, mentre Gvin aspettava ansioso una risposta da Clio
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