Quadro IV: Nella tana della bestia
“Prima di tutto uscì dalla roccia il fiato del Mostro, un rovente sudore di guerra: ne rimbombò la terra.”
(Beowulf)
Guisgard, Altea, Astus e Mime lasciarono il palazzo di lady Gertrude, diretti verso Solpacus.
“Beh, per aver dormito così poco come dite” disse Guisgard ad Altea “vi vedo più che vispa!” Sorrise “E ditemi, cara cugina...” con tono sarcastico “... confessandovi al vescovo racconterete anche di questa innocente bugia? Che avete spacciato un perfetto sconosciuto per vostro cugino?” Rise di gusto.
“Sempre meglio un'innocente bugia” fece Astus “che le panzane raccontate da questo improbabile figuro.” Indicando con un cenno del capo Mime.
“Io ho detto la verità, messeri!” Esclamò il rigattiere. “Nulla di più, nulla di meno!”
“Si, certo...” annuì Astus “... che davvero vuoi attirare la misteriosa bestia suonando il tuo flauto magico...”
“Certo!” Ribadì Mime. “E' il solo modo per renderla inoffensiva!”
“Che idiozie...” scuotendo il capo Astus.
“Vorrei proprio sapere” fece Guisgard “da dove ti viene un'idea così marcia...”
“Perchè quella dannata bestia” sbottò Mime “obbedisce proprio al suono di un flauto!”
“Quest'idea” ironico Astus “gli viene dal vino. Ecco da dove.”
“Nossignore!” Scuotendo il capo il rigattiere. “Io ho udito quel suono e per questo che lo dico!”
“E da dove proveniva questo ipotetico suono?” Fissandolo il cavaliere. “E chi era a suonarlo?”
“Il demonio, messere...” sgranando gli occhi Mime “... il demonio in persona... perchè solo lui può comandare un simile animale...”
Proprio in quel momento avvistarono le case di Solpacus.
La città sorgeva, ai piedi di un alto monte, quasi assopita, avvolta da un cupo silenzio.
Un silenzio rotto solo dal sibilo del vento che lento e mesto soffiava come un lamento.
E in lontananza si udiva il rintocco di una campana.
“Sembra ci sia un funerale...” segnandosi Guisgard.
Poco dopo i quattro entrarono in città, proprio mentre si celebravano le esequie della donna ritrovata morta nella foresta qualche giorno prima.
“Andate pure dal vescovo, milady...” rivolgendosi il cavaliere ad Altea “... io e Astus cercheremo una locanda in cui poter sostare...”
E in fondo alla strada un corteo funebre scortava verso la chiesa il carro su cui c'era il corpo di quella sfortunata donna.