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Vecchio 03-05-2014, 02.14.34   #1618
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Clio ed i suoi compagni prepararono il tutto per la cerimonia funebre di Scotir.
Vortex trovò uno spiazzo appena dopo la periferia della città, fuori mano e poco frequentato.
Qui eressero la pira funeraria e diedero fuoco al corpo del loro compagno.
Poi celebrarono i rituali che la tradizione aveva tramandato da generazioni, rifacendosi alle antiche usanze pagane un tempo in voga ad Afravalone, prima che l'avvento del Cristianesimo imponesse all'aristocrazia guerriera del reame di seppellire i propri morti.
Infine duellarono simbolicamente e brindarono alla memoria del compagno caduto, ricordando le sue imprese e i momenti più belli trascorsi fianco a fianco con lui.
La notte fu lunga e lenta a trascorrere.
Una pioggia continua cadde del cielo fin verso l'albeggiare, rendendo l'aria pesante ed il terreno fangoso.
Le fiamme avvolgevano inclementi ciò che restava delle spoglie mortali di Scotir, mentre l'angoscia ed un senso d'impotenza crescevano nel cuore di ognuno di loro.
“Scotir diceva sempre” disse Porturos impugnando il suo boccale ed avvicinandosi alla pira che bruciava “che la spada è la sola compagna che un guerriero si ritrova in battaglia, perchè è l'unica che condivide il nostro stesso destino. Come chi combatte, infatti, la spada può celebrare il proprio trionfo, o, in caso di sconfitta, essere predata dal nemico oppure spezzata sul nostro stesso cadavere.” Si voltò verso Clio. “La spada dei Taddei... avete detto che molto probabilmente, anche in caso di vittoria, non la impugnerete mai... perchè? L'hanno promessa a colui che ucciderà la bestia.”
“Direi di non parlarne più di questa storia...” fece Borel “... Scotir è morto... e per cosa? Per cosa siamo ancora qui? L'avete vista l'altra notte, no? Qui tutti affermano essere un cinghiale, ma, diamine, non era certo quello la creatura che io ho intravisto nell'oscurità. Era grossa due o forse anche tre volte un normale cinghiale. Le nostre frecce rimbalzavano sulla sua pelliccia quasi fosse una corazza e aveva lunghi aculei che spuntavano dal suo corpo, come se fosse un enorme istrice o qualcosa del genere... e con quegli aculei ha maciullato il povero Scotir...”
“Sembra quasi che ti abbia terrorizzato a morte...” disse Trastis.
“Intravedendo quella creatura” fissandolo Borel “ho sentito forte la presenza della morte...”
“A quanto pare” intervenne Dort “non è invulnerabile solo alle armi... ha mangiato la selvaggina avvelenata senza accusare poi nessuna conseguenza...”
“Bah, deve esserci una spiegazione!” Esclamò Ertosis. “Io ho girato il reame e altre terre straniere in lungo ed in largo, senza però mai incontrare orchi, draghi o streghe... per questo non credo all'esistenza di una sorta di mostro mitologico in questa foresta.” Si voltò verso Nestos. “Avanti, amico mio, dillo anche tu. Un uomo di scienze come te può dissipare qualsiasi assurdo dubbio!”
“Per quanto riguarda il veleno” mormorò Nestos “una spiegazione plausibile può esserci... la tecnica del re Mitriade.”
“Chi diavolo è?” Chiese Vortex.
“Fu re del Ponto” rispose Nestos “ed uno dei più tenaci e formidabili nemici di Roma... egli temeva così tanto di essere avvelenato che rese quasi immune il suo corpo all'effetto di alcuni comuni veleni.”
“Bah, leggende antiche!” Sbottò Vortex.
“Affatto.” Scuotendo il capo Nestos. “Molto scientifica invece la questione.”
“Spiegati meglio.” Guardandolo Borel.
“Immaginate di assumere, diciamo, una quantità quasi infinitesimale di un comune veleno... e di aumentare tale dose, sempre in maniera microscopica, giorno dopo giorno... ebbene, dopo alcuni mesi sarete in grado di ingerire un bicchiere di vino con quel veleno sciolto al suo interno accusando solo un lieve malessere, vedendo invece morto chiunque altro avrà bevuto dal vostro stesso bicchiere.”
“Un momento...” fece Dort “... stai dicendo che quella bestia è immune al veleno perchè abituata ad assumerne?”
“Potrebbe darsi.” Annuì Nestos.
“Perchè mai un animale deve assumere piccole quantità di veleno fino a divenirne immune?” Confuso Dort. “E' illogico.”
“Illogico per un animale.” Precisò Nestos. “Ma la mia è solo una possibile spiegazione. Diciamo razionale.”
“Di razionale in questa maledetta storia c'è ben poco.” Sentenziò Porturos.
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