Tutti accorsero dal povero Scotir.
“Sono brutte ferite...” disse Nestos a Clio, mentre avvolgeva il corpo del povero guerriero nel suo mantello “... molto brutte... credo ci sia un'emorragia... dobbiamo subito portarlo in città... subito...”
Vortex allora prese il corpo del compagno e lo alzò per metterlo su uno dei cavalli.
“Usate il mio...” scendendo dal suo destriero Gvin “... è uno dei migliori sauri del reame...”
Così Scotir fu adagiato sul dorso di quel cavallo.
“Anche voi avete bisogno di cure, milady...” Nestos a Clio “... anche se sono ferite lievi vanno comunque medicate...”
La compagnia allora lasciò la radura, diretta in città.
Qui, Nestos fece portare il ferito dal medico di Solpacus e insieme decisero di operare Scotir, anche se le sue condizioni parevano davvero disperate.
“Salvalo, Nestos...” fissandolo Porturos “... fallo e ti sarò debitore per tutta la vita...”
“Farò il possibile...” mormorò il medico.
Clio invece era stata portata nella locanda e medicata dallo stesso Nestos, prima che questi ritornasse dall'altro medico per occuparsi di Scotir.
Alla ragazza fu dato un sonnifero in una tisana calda, in quanto troppo agitata ed emotivamente scossa per le sorti del suo compagno.
Ma aveva bisogno di riposare.
Ed infine cadde addormentata.
Sognò allora immagini e figure inquiete.
Sognò ancora quel lento e lungo sibilo, poi le parole di Scotir ed infine i suoi occhi mentre la bestia gli squarciava il torace con i suoi aculei.
E rivide in sogno gli occhi di quell'animale feroce.
Le sue fauci ed i suoi artigli su di lei.
E poi il sangue.
Quello suo e quello di Scotir.
Ed infine ancora quel sibilo.
Si destò quando ormai il Sole di Mezzogiorno era ben alto.
La ferita al fianco le faceva male ed il suo volto era rigato dal sudore.
La finestra della camera era però aperta e così poté sentire le voci che dal cortile salivano fin nella sua stanza.
“Star qui con le mani in mano mi sta facendo ammattire...” mormorò Vortex.
“Non possiamo fare altro che aspettare...” fece Borel “... se ci fossero novità gli altri sarebbero già qui a dircele.”
“Piuttosto...” mormorò Dort “... Clio dorme ancora?”
“Si...” annuì Borel “... sono andato a controllare poco fa e stava dormendo... meglio così... da sveglia finirebbe per agitarsi di nuovo...”
“Ma cos'era quella creatura stanotte?” Inquieto Dort. “Io non ho mai visto nulla di simile...”
“Era buio” disse Borel “e nell'oscurità ci è apparsa alterata... tutto qui...”
“E le frecce?” Voltandosi verso di lui Dort. “L'avete visto, no? Rimbalzavano sulla sua pelle come se fosse una corazza...”
“L'unica cosa che so” fece Vortex “è il modo in cui sollevava da terra Scotir... neanche un toro può avere una simile forza nelle sue corna...”
“Non erano semplici corna...” mormorò Dort “... aveva il corpo completamente ricoperto da decine di punte, di aculei...”
In quel momento arrivò Gvin.
“Come sta la ragazza?” Domandò loro.
“Il capitano sta riposando...” rispose Borel.
“Meglio così...” annuì Gvin.
“Credete?” Guardandolo Dort. “Io non credo... quella creatura la starà tormentando anche nei suoi incubi ora... ma cosa potete saperne voi...”
“A differenza vostra” con un ghigno Gvin “io ho affrontato quell'animale in un corpo a corpo... l'ho visto avventarsi su di me e strapparmi poi un occhio, quasi a volersi portare via l'immagine di sé... ma sfortunatamente per quella belva io ho impresso nel mio cuore il mio odio per essa...”