Veloce, dannatamente veloce.
Fu unicamente l'istinto a guidarmi.
Estrassi la spada e colpii l'animale, senza riuscirci.
Un dolore lancinante mi buttò a terra, e sentii i miei uomini accorrere.
Poi lo udii: il fischio, sommesso e lontano ma anche preciso che avevamo udito la notte prima.
La bestia si immobilizzò, per poi correre via.
I cani reagivano in quel modo al richiamo del proprio padrone. Possibile che lui fosse addomesticato?
Sembrava un controsenso insanabile ma.. come spiegare quel comportamento?
Sospirai, sembrava proprio quella storia che avevo udito da bambina.
Forse anzi, sicuramente, pensai, non sono l'unica a conoscerla. Ma in quel racconto non c'erano risposte, non riuscivo a ricordare come veniva sconfitta.
A parte che, ovviamente, andava sconfitto il suo padrone.
La cosa più importante era capire chi era.
Anche se, naturalmente, poteva essere un semplice animale selvatico.
Cosa di cui, dopo il mio breve incontro ravvicinato dubitavo fortemente.
Non aveva importanza, non eravamo riusciti a fermarlo, anche se aveva mangiato la selvaggina avvelenata, sembrava che non gli avesse fatto alcun effetto.
Il fianco bruciava, la veste era completamente strappata, e lo sarebbe stata anche la mia carne se non fosse stata ricoperta di metallo.
Esattamente come lui, pensai.
Anche l'animale doveva essere ricoperto di metallo, non esiste pelle d'animale che sia invulnerabile in quel modo.
Avevo visto le frecce rimbalzargli addosso.
Perché né l'arciere né l'abile balestriere erano riusciti a colpire gli occhi, e dire che ero stata chiara.
Una volta che l'animale si fu allontanato non c'era più nulla da fare.
Chiamai a raccolta i miei uomini.
"Scotir.. Andate da lui, presto.." Urlai, prima di tutto. Feci cenno a Nestos di avvicinarsi, indicando la mia ferita al fianco "Sto bene, non badate a me.. Andate da lui..." mi rialzai a fatica "Riesco a camminare.." stringendo i denti e raggiunsi l'albero su cui aveva gettato il mio valido soldato.
Avrei avuto molte cose da dire ai miei soldati, ma la vista di Scotir bloccò ogni mio pensiero.
Mi inginocchiai accanto a lui, osservando Nestos.
Non doveva farlo, forse quegli aculei avrebbero perforato come burro anche il metallo che mi rivestiva interamente ma.. lui non aveva nulla.
Oh, Scotir.. burbero, instancabile, generoso e leale fratello mio..
L'eccitazione estatica della caccia era ormai svanita, e la tensione accumulata riaffiorava prepotente in tutti noi.
Senza che potessi, né volessi fermarle calde lacrime mi rigavano il viso.
Non osavo nemmeno immaginare il peggio. Forse sarebbe stato meglio, forse ero solo cieca.
Ma, che la si voglia o no, esiste sempre una piccola gemma di speranza infondo al cuore, e io mi aggrappai ad essa con tutte le mie forze.
"Portiamolo via di qui.." mormorai soltanto, in un soffio "Dottore..?" chiesi, titubante, a Nestos.
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