Feci stendere su un pianeggiante e levigato blocco di pietra Jack. Gli fasciai le spalle, le tempie, il ginocchio sinistro, il piede destro e il braccio destro.
In seguito, avvistai su quella piccola e melmosa riva del fossato la mia Spada di Fuoco Fatuo e la mia Magica Borsa Rimpicciolente.
Nuotai fino ad arrivare al punto dove erano adagiati i due mistici oggetti.
La spada, fortunatamente, non si era rotta o stortata e nella sacca soprannaturale non era entrata ne una goccia d’ acqua ne un po’ di melma a rovinare gli abiti, l’ arco e le frecce e le cose al suo interno, poiché era stata resa impermeabile dalla cera fatata della mia fatina Coco.
Aprì la borsa e misi dentro la mia arma. Appena l’ avvicinai all’ imboccatura della sacca, questa si rimpicciolì tanto da starci nel palmo di una mano e diventò leggera come un passerotto. Dopo averla messa dentro, chiusi la tracolla e me la fissai con vari e stretti nodi come una gerla.
Ritornai dal povero Jack.
All’ improvviso, si sentì un grido mostruoso e un tonfo assordante. L’ orco si era suicidato a causa della giusta risposta di Sir Riccardo.
Un’ onda di acqua limpida ripulì il fossato. Nuotai controcorrente e tenni stretto a me il mio fratellone.
L’ acqua, che stava riempiendo tutto il profondo fosso, ci fece salire fino all’ esultante cavaliere e il felicissimo merlo Tisin.
Appoggiai Jack sul pratino e sedendomi dissi: “Siete stato fenomenale, Sir Riccardo! Meglio dello stesso Edipo!.....Ma qual’ era la soluzione?....Dovremo tornare in paese ad avvertire la gente e a far medicare Sir Jack Frost, ma io non posso in queste condizioni. Non è che avete qualche unguento o medicina?”.