“Ero a tagliare l'erba poiché mi servivano sterpaglie per accendere il fuoco...” disse Enar a Clio ed ai suoi uomini “... sembrava una sera tranquilla... una sera silenziosa e vagamente stellata... poi, all'improvviso, tutto assunse un'aria irreale... come se la natura volesse chiudere gli occhi di fronte ad un orrore che le era sconosciuto... e ad un tratto lo vidi uscire piano da un cespuglio... restò non so quanto tempo a fissarmi... con quei suoi occhi carichi d'odio... era un cinghiale... il più grande che io abbia mai visto... grosso come un orso... e poi di colpo, un verso rabbioso e cominciò a correre verso di me... ricordo quei suoi occhi diventare sempre più grandi e sempre più rossi... ebbi solo l'istinto di impugnare la falce che avevo con me e quando si avvicinò lo trafissi una, due, forse anche tre volte... ma nulla... la sua pelliccia era come ferro... e poi...” chiuse gli occhi “... poi le sue zanne, affilate come lame... e come lame nel burro caldo così affondarono nel mio petto...” aprì la camicia e mostrò loro una lunga cicatrice.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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