“Ma...” disse all'improvviso una ragazza davanti alla risata di Clio “... ma come potete essere così cinica e sadica? Che razza di donna siete? Stare in mezzo a questi uomini vi ha dunque resa arida come un arbusto secco?”
“Roxanne!” La richiamò Enar. “Cosa diavolo ti prende? Sei forse impazzita?”
“Ma, zio...” mormorò la ragazza.
“Non vedi che questi non sono semplici cavalieri?” Avvicinandosi Enar alla nipote. “Vuoi forse attirare sui di te le loro attenzioni? Torna fuori e carica sul carro la farina che abbiamo comprato prima... svelta, obbedisci!”
La ragazza, chinando il capo, uscì.
Ma prima di richiudere dietro di sé la porta, lanciò un altro sguardo di disprezzo verso Clio ed i suoi uomini.
“Perdonatela, signori...” disse Enar ai falsi mercenari “... mia nipote è giovane e dunque è rimasta scossa da quella visione... quella donna uccisa dal cinghiale... si, perdonatela, non sapeva ciò che diceva... oste...” chiamò “... altro vino ai signori... e segnalo sul mio conto.”
“Non può un cinghiale fare quello che è stato fatto a quella donna sul carro.” Disse Porturos.
“Per questo vi dicevo che quella bestia è il diavolo in persona!” Esclamò l'oste mentre serviva loro altro vino.
“Dunque ci sono testimoni” fece Borel “che l'hanno visto?”
“Solo un uomo è riuscito a vederlo bene, senza poi morire...” mormorò l'oste.
“E chi sarebbe?” Chiese Dort.
“Enar.” Rispose l'oste, indicando l'uomo che era appena uscito dall'osteria.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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