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Vecchio 25-03-2014, 16.37.18   #1192
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Appoggiata allo stipite della porta, osservavo quello spettacolo.
"Che il diavolo se lo porti! Anche qui.." Scossi la testa "lo fa apposta, per farmi imbestialire.... Così, lui è l'eroe che ha portato le ragazze e io l'arpia che ha interrotto il divertimento... Ah, ma non gli darò questa soddisfazione.. Non aspetta altro che mettermi contro i miei uomini, altrimenti perché sarebbe qui? Non se ne doveva andare?".
Chiusi gli occhi e inspirai profondamente.
"Il mio istinto sarebbe di portarli tutti in cella, e togliere loro l'uniforme..." Sospirai "ma immagino che se fossi un uomo scoppierei semplicemente a ridere e mi prenderei la ragazza più bella.." Scossi la testa "Ecco i soldati del re.. Questo è uno dei momenti in cui sono grata di non essere un uomo... Guardali, si credono forti e svegli, e sono totalmente inebetiti dalle ragazze, poveri sciocchi...".
Guardai da lontano il cavaliere.
"Infondo mi fa anche pena, uno che ha costantemente bisogno di circondarsi di donne del genere, evidentemente non ne ha mai conosciuta una vera, una per cui vivere.. Anche se davvero non capisco perché si sia messo in testa di farmi diventare matta... Aveva detto di non vedere l'ora di andar via, che i militari non gli andavano a genio.. E invece no, deve venire qui e rovinare i miei uomini...".

Luci soffuse, profumo un po' troppo speziato, risa, urla ci accolsero nella locanda.
Eravamo felici, la guerra era finita, e l'avevamo vinta.
La vita tornava ad essere piena di speranza, e anche se avevamo perso amici e fratelli, sapevamo che li avremmo portati sempre nel cuore, che avremmo continuato a lottare anche per loro.
Entrammo con l'entusiasmo della gioventù, e le ragazze accorsero immediatamente ad accogliere i soldati.
Posai un gruzzolo di monete sul bancone del locandiere "Da bere per tutti.." Urlai, tra il giubilo generale.
Ovunque passavo, tutti sí congratulavano con me, per poi scomparire tra le braccia di una fanciulla.
Dal canto mio, mi sedetti comodamente in una poltrona, aspettando il mio vino, chiusi gli occhi, serena.
Una ragazza che avrà avuto pressapoco la mia età mi si sedette in braccio, destandomi.
"Perché mai il capitano se ne sta tutto solo?" Chiese, sorridendo.
Scoppiai a ridere "Tesoro, non sei il mio tipo...".
"E io?" Disse un altra, alle mie spalle, cingendomi il collo con le braccia.
"No, nemmeno tu, dolcezza.. E adesso andate, su.. Da brave.." Dissi ridendo.
"Come sei perfida.." Disse una voce familiare "Così ci rimangono male.. Eh, signore, mi dispiace.. Ma il nostro capitano ha ragione, non fate per lei..".
Loro mi guardarono stupite e io sorrisi.
"Su, andate a guadagnarvi il pane.." Risi, e loro se ne andarono.
Trastis si sedette accanto a me, con due boccali colmi di vino.
"Non sarà quello della tua terra natia, ma non è male.." Sorrise.
Lo guardai sorpresa, e presi il mio boccale.
"Al mio capitano.." Brindò.
Sorrisi, alzando il boccale a mia volta, per poi portarlo alle labbra.
"Grazie del vino, ma non preoccuparti per me, vai pure...".
"Dove?"
Gli indicai con un gesto della mano l'intera locanda.
"Con tutto questo ben di dio in giro te ne stai qui con me?"
Lui mi guardo con aria di rimprovero, e alzò la mano sinistra.
"Ho una moglie, nel caso tu l'abbia dimenticato.."
Scoppiai a ridere "Beh, molti ne hanno una...".
Lui guardò lontano, poi si voltò verso di me e sorrise "ma io la amo.." Strizzando l'occhio.
"Beviamo allora..." Sentenziai, riprendendo il bicchiere.
"Agli ordini, signore..." Rise, e io con lui.
"Allora com'è?" Chiese.
"Cosa?"
"Aver realizzato i sogni dell'infanzia!"
Sorrisi, guardando lontano.
"Bello ma.. Strano, non so cosa mi aspetta ora..." Alzai le spalle "ma non è il momento di pensare al futuro... Godiamoci questo attimo di pace..".
Dopo un po', Kastor fece capolino, col boccale quasi vuoto, ci guardò e sorrise.
"È qui la fiera della castità?" Disse, scuotendo mestamente la testa.
Noi scoppiammo a ridere "Avanti, ti abbiamo lasciato un posto..." Dissi indicando una poltrona accanto alla mia.
Lui si sedette e guardò Trastis "Ma è normale che non mi facciano né caldo né freddo?".
Noi scoppiammo nuovamente a ridere.
"Eh, Giselle.." Lo canzonammo noi.
"Ho già detto che quando torno la sposo?".
Noi alzammo gli occhi al cielo "Almeno un milione di volte!".
Il locandiere ci riempì nuovamente i bicchieri, e per quasi tutta la notte restammo a parlare, ridere, intonare le canzoni che ci avevano fatto compagnia durante le notti di guerra, raccontare storie e leggende.
A poco a poco, gli altri si unirono noi, rintemprati dalla notte di piacere.
La fine della guerra significava anche la fine della simbiosi che si era creata, ognuno sarebbe tornato nella sua casa.
Ma quella notte sarebbe rimasta a lungo nei nostri cuori.


Sorrisi, al pensiero di quel ricordo ormai lontano.
"E pensare che non vedevo l'ora di stare in mezzo a voi.. Anche questo è riuscito a rovinarmi... Vorrei proprio sapere perché non ci lascia in pace.." Abbassai lo sguardo, cercando di nascondere la tristezza che si stava impossessando di me.
Guardai Astin decisa "Hai dato loro un paio d'ore di libertà, benissimo.. Ma tra poco sarà ora di pranzo, e voglio vedere questo posto pulito e in ordine per allora.. Chi non si presenterà al cambio della guardia perderà davvero l'uniforme.. Sanno benissimo che possono fare quello che vogliono nel tempo libero, purché questo non influenzi il loro rendimento..".
Mi avvicinai al tavolo più vicino e presi una delle bottiglie ancora piene.
Tornai poi a guardare il mio luogotenente.
"È evidente che non stanno festeggiando il mio ritorno, altrimenti porterebbero rispetto per questo luogo... Io torno nel mio studio, altrimenti è la volta buona che lo prendo a pugni.. Preparerò le cose per la partenza... Mi auguro che in mia assenza la disciplina sarà migliore di quanto vedo ora.." Gli sorrisi "Per quanto mi riguarda, puoi fare quello che credi finché la breve licenza non sarà finita, è giusto che festeggi anche tu.. Ma sia chiara una cosa, allo scadere delle due ore rivoglio indietro i miei soldati.. E, a meno che non voglia arruolarsi, quel cavaliere deve lasciare immediatamente la caserma insieme alle ragazze... Non tollererò altri colpi di testa... Il bordello esiste per una ragione, e non mi sembra che sia poco frequetato dai miei soldati, quindi portarle qui è solo un pretesto per mancarmi di rispetto, ed è una cosa che non sopporto... Ma è ancor più grave il fatto che abbia spinto i miei soldati a farlo... Se lui non vuole rispettarmi faccia pure, ma non si permetta di spadroneggiare a casa mia!".
Lasciai così il refettorio per tornare nel mio studio, mi misi comoda e sorseggiai il mio buon vino.
Negli ultimi tempi, non avevo avuto un attimo di pace, ma ora mi sentivo terribilmente triste e sola.
Erano anni che non mi sentivo così, abituata com'ero a vivere con gli altri soldati, a ridere con loro.
Ma quel cavaliere mi aveva addirittura tolto il piacere di stare con i miei uomini, mi aveva privato del loro rispetto.
E avevo lottato tanto per ottenerlo.
Mi avevano davvero deluso.
Perché, poi?
Che senso aveva salvarmi se aveva deciso di portarmi via tutto ciò che amavo?
Solo per dimostrarmi che il mio posto era a casa a ricamare?
Oh, si sbagliava se credeva di averla vinta.
Cosa gli importava poi? Possibile che non potesse semplicemente lasciarmi in pace?
Cercai di distrarmi pianificando il viaggio.
Dovevo solo resistere, infondo, bastavano poche ore.
L'indomani sarei partita con i miei fratelli, e avrei ritrovato quell'allegria di cui quegli ultimi avvenimenti mi avevano privato.
Almeno, avrei potuto essere me stessa, senza dovermi difendere ogni singolo momento.
Ero stanca, delusa e triste.
Sperai soltanto che passasse in fretta.
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