A lady Altea...
Sapiente ambasciatrice di perdute missive perse nei meandri di fili aggrovigliati e novella redattrice di affascinanti memorie irlandesi...
IL FOLLETTO DELLA COLLINA E LA MASSAIA
È risaputo che il “buon popolo”, non sopporta l’avarizia. A esso piace essere trattato con generosità quando chiede qualcosa alla gente umana, e, d’altra parte, esso è immancabilmente generoso nel caso che qualcuno gli si rivolga per bisogno.
Ora, c’era una certa massaia che aveva un occhio attento ai propri interessi nelle cose quotidiane e dava in elemosina ciò di cui non sapeva che farsene, per il bene della sua anima. Un giorno un folletto della collina bussò alla sua porta.
“Buona madre, mi puoi prestare una casseruola?” egli disse. “C’è un matrimonio sulla collina e tutte le pentole sono in uso.”
“Gliela devo dare? chiese la sguattera che aveva aperto la porta.
“Sì, certo”, rispose la massaia. “Bisogna essere gentili col vicinato.”
Ma quando la ragazza prese la casseruola dallo scaffale, ella le pizzicò il braccio e sussurrò così: “Non quella sciattona! Prendi quella vecchia dalla credenza. Perde, e i folletti della collina sono così puliti, e tali svelti lavoratori, che di sicuro l’aggiusteranno prima di riportamela. Così uno fa un favore al ‘buon popolo’ e risparmia sei penny della riparazione. Non imparerai mai a essere attenta finché la tua testa poggia sulle spalle”.
Così rimproverata, la ragazza prese la casseruola, che era stata messa da parte fino alla nuova visita dello stagnaio e la diede al folletto, il quale la ringraziò e andò via.
Al tempo dovuto la casseruola fu portata indietro e, come la massaia aveva previsto, era riparata e pronta all’uso.
Verso sera la ragazza riempì la casseruola con il latte e la mise sul fuoco per la cena dei bambini. Ma nel giro di pochi minuti il latte era così bruciato che nessuno poteva toccarlo e perfino i porci rifiutarono la brodaglia nella quale era stato gettato.
“Ah ragazzaccia buona a nulla!” urlò la massaia, e rimise il latte nella padella ella stessa. “Tu rovineresti persino il ricco con la tua negligenza. Hai buttato un intero quarto di latte in una volta sola!”
“E questo fa due penny”, urlò una voce che sembrava provenire dal camino, in un tono piagnucoloso, come se uno spirito scontento e ciarliero stesse ripassando i torti fattigli.
La massaia non aveva lasciato la casseruola per più di due minuti, quando improvvisamente il latte si mise a bollire e fu tutto bruciato come prima.
“La padella deve essere sporca”, borbottò la buona donna, con grande irritazione, “e due buoni quarti di latte sono stati buttati ai cani.”
“E questo fa quattro penny”, aggiunse la voce dal camino.
Dopo un’accurata pulizia, la casseruola fu ancora una volta riempita e messa sul fuoco, ma senza risultati migliori. Il latte fu rovinato irreparabilmente e la massaia pianse lacrime amare per lo spreco, gridando: “Non mi è mai successa una cosa simile da quando conduco le faccende di casa! Tre quarti di buon latte bruciati per un pasto!”
“E questo fa sei penny”, gridò la voce dal camino. “Non hai risparmiato sulla riprazione dopo tutto, madre!”
Con queste parole il folletto della collina capitombolò dal camino e uscì dalla porta ridendo.
Ma da allora la casseruola fu buona come qualsiasi altra .
Taliesin, il Bardo
tratto da M. Conese (a cura di), Fiabe e leggende irlandesi, Besa Editrice, Lecce 2004.
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber)
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