Dopo un po' da Clio tornò il carceriere con dell'acqua fresca ed una candela nuova.
La sistemò a terra, poco oltre le sbarre e poi passò il bicchiere con l'acqua attraverso le grate.
Si sedette allora su uno sgabello di legno e si addormentò.
La cella aveva una piccola finestra in alto, appena sufficiente a far entrare un po' di luce.
E da quella finestra Clio cominciò a sentire qualcosa.
Una musica che saliva piano e come la luce si diffondeva leggera tra quei muri umidi e consumati.
“Suona ancora.” Disse la voce di uno dei due mercenari che dall'esterno sorvegliavano la cella.
“Certo, amici miei...” annuì Guisgard, dando loro una bottiglia di vino “... e questo renderà più gradevole il mio suonare per voi... vediamo un po'... una musica accompagnata da una storia...”
“Sentiamo!” Esclamò l'altro mercenario.
“Allora credo di aver trovato qualcosa di adatto...” parlando Guisgard sotto la finestra “... la storia di due amanti... Orfeo e la sua Euridice... erano felici, fino a quando lei, morsa da un serpente, cadde morta... lui allora cercò l'Ade ovunque...”
“Cos'è l'Ade?” Chiese uno dei due mercenari.
“Il regno dei morti.” Rispose Guisgard. “L'Inferno.”
“Continua.” Gli intimò l'altro.
“Dunque, Orfeo vagò ovunque in cerca della porta degli Inferi...” riprese il cavaliere “... fino a quando la trovò presso Puteoli...”
Intanto i due bevevano con gusto quel vino.
“Scese allora nell'Aldilà” continuò Guisgard “e chiese ad Ade, il signore dei morti, di poter riavere la sua amata... e per convincerlo suonò per lui e per sua moglie...” guardò i due e si accorse che erano già brilli “... Ade accettò che Orfeo si riprendesse Euridice, ma a patto di non voltarsi a guardarla per tutto il tragitto fino alla superficie...” i due ormai manco lo ascoltavano più, confusi dai fiumi del vino com'erano “... e chissà, disse Orfeo, se Euridice si fiderà di me...” cambiando tono e guardando verso la finestra della cella di Clio, in modo che la ragazza sentisse.