“Perchè bisogna pur vivere...” disse il carceriere a Clio “... ho moglie e bambini e mi occorre denaro...” annuì “... comunque, se tutto andrà liscio, quegli uomini non vi torceranno un capello...” sorrise appena, come a volerla confortare.
Intanto, nel cortile di quell'edificio, Guisgard discuteva con Gufo ed i suoi mercenari.
“Allora siamo d'accordo.” Disse il cavaliere.
“Un momento...” mormorò Boyke “... non è chiaro per niente quale sia il tuo intento...”
“Vi ho detto...” fece Guisgard “... io voglio lasciare questa terra e riottenere la mia libertà... a voi resterà il denaro e la ragazza.”
“E cosa daremo allora in cambio ai senatori?” Chiese Boyke.
“Qualcun altro...” rispose Guisgard.
“Davvero?” Sospettoso Boyke. “E chi?”
“Un sosia.”
“Ah, questo ha la testa piena di utopie!” Esclamò Boyke.
“Niente affatto.” Replicò Guisgard. “Lo scambio avverrà di notte e col favore delle tenebre non sarà difficile ingannare gli intermediari del Senato.”
“Tutte sciocchezze!” Scuotendo il capo Boyke.
“Aspetta, lascialo finire...” intervenne Gufo “... vi è del buono in ciò che dice...”
“Prenderemo una prostituta dalla vaga somiglianza con la ragazza...” spiegò il cavaliere “... dopotutto, per fortuna, le bionde dagli occhi chiari non scarseggiano...” sorrise “... un cappuccio ed il buio della sera faranno il resto...”
“E se il tutto fallisse?” Fissandolo Boyke.
“Non fallirà.” Sicuro di sé Guisgard. “Non falliremo.” Rise appena. “Ora però voglio accertarmi delle condizioni del nostro prezioso ostaggio.”
“Sta bene...” sbottò Boyke.
“Meglio così.” Annuì il cavaliere. “Detesto vedere le donne maltrattate. Avanti, portatemi da lei.”
“Conducilo da lei, Boyke.” Ordinò Gufo.
Il mercenario obbedì e portò Guisgard alla cella di Clio.
Giunti là, il cavaliere si avvicinò alle sbarre e guardò la ragazza.
“State bene?” Chiese alla prigioniera.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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