Guisgard, a quelle parole di Clio, mostrò un lieve sorriso da Guascone.
“Ma certo...” disse “... l'amore non è plurale, ma singolare... eh...” sospirò “... chissà, forse avete ragione voi ed io non conosco davvero l'amore, ma un po' mi intendo di donne... anche se, devo ahimè ammettere, non ho certo conosciuto quell'infinità di donne che voi mi attribuite, un po' so leggere nelle parole del gentil sesso... beh, siete fortunata e vi invidio...” le fece l'occhiolino “... si, vi invidio, visto che a quanto pare tra la pluralità di uomini come me a questo mondo, voi siete invece riuscita a trovare quel singolare soggetto che... com'era? Ah, si... che sa vedervi per quella che siete.” Rise, per poi voltarsi, finire il suo bicchiere di vino e prendere il mantello.
“Sir, non date retta a questi militari...” avvicinandosi a lui una delle ragazze “... qui possiamo nascondervi fino a domani... poi troveremo qualcuno che vi aiuti a lasciare la città...”
“Eh, bellezza...” sorridendo lui e accarezzandole la bocca con un dito “... solitamente i militari non mi fanno impazzire... anzi, in verità mi danno il nervoso... ma temo che stavolta abbia ragione il loro affascinante capitano... ormai il mio invidiabile nascondiglio qui da voi è stato scoperto e non mi va che quei mercenari possano piombare qui da un momento all'altro... sono davvero rozzi e brutti, sai?” Rise appena. “Su, ora è meglio che vada... ti va di salutarmi con un sorriso, dolcezza? Mi spiace non essere arrivato al punto da paragonare anche te ad un'eroina del mito o dei romanzi...”
“Non siate sciocco, sir...” fece la ragazza “... stanotte non vi troveranno e domani a quest'ora sarete già lontano da questa città... in cammino per quella meravigliosa terra che sognate da sempre e di cui ci narravate prima...”
“Per aver tentato di aiutarmi” sussurrò lui piano alla ragazza “ti paragonerò alla bella Nausicaa, che aiutò Ulisse dopo il suo naufragio...”
Poi con un vistoso inchino salutò tutte le altre ragazze.
“Un'uscita di scena davvero teatrale...” fissandolo madama Layl.
“Eh, mi spiace solo di non aver abbastanza denaro” ricambiando il suo sguardo Guisgard “per pagare una notte d'amore con voi, madama...”
“Quando ancora credevo nell'amore” fece lei “lessi una poesia in cui messer Amore donava una moneta ad ogni suo devoto...”
“Cercherò quella poesia allora...” annuendo il cavaliere “... ma fatelo anche voi, madama...” per poi avviarsi verso la porta “... allora?” Rivolgendosi a Clio. “Vogliamo andare? Direi di sbrigarci, o finirò col ripensarci... e non vorrei mai deludere l'alta considerazione che voi avete della cavalleria e dei suoi cavalieri, milady...”