Attraversammo insieme le stanze e i corridoi della magica reggia.
Alla fine, arrivammo in un magnifico e rigoglioso giardino pieno di rose, loti, tulipani, orchidee, margherite, viole, ortensie e gelsomini.
"Che incantevole giardino! Farebbe invidia a quello visto da Odisseo nell' Isola dei Feaci!" dissi piena di meraviglia.
Qui, la ragazzina chiese a una statua di marmo bianco come spezzare l' incantesimo. La statua greco-romana della ninfa incominciò a parlare.
Mi si spalancò la bocca per lo stupore.
Poi, ancora stranita, sentì dire dalla statua che dovevamo andare dalla Strega Isolde a farci togliere la maledizione.
Rimasi pietrificata da quella risposta. Ripresi la capacità di dire qualche parola e protestai: "Cara....ninfa. Non possiamo.....non possiamo andare dalla Strega Isolde!....Lei è malvagia.....e non ci penserebbe due volte ad ucciderci. E poi, io sono stata mandata qui per essere liberata dalla Fata del Lagno!.....Non da una Strega Nera!".
Dopo aver pronunciato quest' ultima frase, sentì dei passi da dietro di me.
Mi voltai e me la ritrovai davanti. Era lei! Era la Dama dei Lagno vista quella notte di luna piena e nel quadro del frate.
Non posso descrivere, neanche adesso, a parole la bellezza di quella donna dai capelli castano scuro e dagli occhi azzurri.