A quelle parole di Elisabeth, quegli uomini la fissarono con attenzione.
“Mettete giù le armi...” disse all'improvviso uno di quelli ai suoi.
“Ma, Ralf...” fece uno dei suoi compagni “... vuoi fidarti di loro così?”
“Non credo siano coloro a cui diamo la caccia.” Mormorò Ralf. “Ma per sicurezza li porteremo al villaggio con noi, così potranno essere interrogati dal Borgomastro.”
“E cosa vi fa credere” disse Daizer “che sarà tanto semplice condurci con voi?”
“Avete forse altra scelta?” Guardandolo Ralf. “Ora montate sul vostro carro. Vi condurremo al nostro villaggio.”
Così, quegli uomini, presi i loro cavalli, affiancarono il carro di Daizer e preceduti dai loro segugi condussero i quattro viaggiatori attraverso un angusto sentiero.
Tagliarono in due il bosco, su quella pista fatta di fango e pietrisco, fino a giungere nel cuore di quella sconosciuta terra.
Raggiunsero una piccola altura e davanti a loro si stagliava la selvaggia distesa boschiva, chiazzata di aspri spuntoni rocciosi, scoscesi dossi verdeggianti e pendii ormai tinti di un acerbo rosso ruggine.
E da quel mondo dai tratti ancestrali soffiava un vento freddo, capace di far rabbrividire anche gli animi più indomiti.
Ralf allora indicò col dito l'incerto segmento del sentiero che penetrava a fatica in quel primordiale scenario, fino a quando intravidero qualcosa.
Un piccolo centro abitato che spuntava quasi in modo accidentale da una folta coltre di alberi secolari.
“Ecco il villaggio.” Fece Ralf.
Ripresero allora il cammino.
Dopo circa un'ora erano arrivati alle porte del villaggio.