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Vecchio 22-01-2014, 00.50.26   #514
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il carro proseguì lungo quella strada dissestata.
“Dimmi, Nestos...” disse Guisgard a quell'uomo che gli era accanto “... come sono finito qui?”
“Ti hanno trovato lungo il tragitto.” Spiegò Nestos. “Si erano fermati per far dissetare i cavalli in un ruscello. E tra le acque ti hanno visto.”
“Di chi parli?” Chiese Guisgard.
“I mercanti di schiavi.” Rispose Nestos. “Questa carovana è loro. Ti hanno trovato in quel ruscello e non ci hanno pensato due volte a metterti insieme a noi altri.”
“Ora rammento...” mormorò Guisgard “... mentre cercavo di spegnere il fuoco sui miei vestiti devo essere caduto nel fossato di quel maledetto castello... e da lì poi sono finito in quel ruscello...” guardò Nestos “... ora cosa accadrà?”
“Saremo venduti come schiavi.” Disse Nestos. “Siamo diretti al più grande mercato di schiavi della regione...”
Il cavaliere allora cercò di alzarsi ed affacciarsi dalla grata che chiudeva la finestra del carro, ma avendo mani e polsi legati non riuscì a muoversi più di tanto.
“Non siamo degli animali...” sbottò, accorgendosi delle catene che lo tenevano bloccato “... non possono venderci come bestie...”
“Lo faranno.” Annuendo Nestos. “Ora cerca di stare tranquillo, o ti frusteranno a sangue.”
La carovana proseguì fino a raggiungere un campo che sorgeva in una vasta radura.
Qui vi erano alcune case di legno con tutt'intorno uomini che conducevano altri uomini, dalla pelle e dai tratti diversissimi fra loro, pronti per essere venduti come animali.
Il carro allora fu aperto e quegli schiavi fatti scendere.
“E' questo il mercato?” A bassa voce Guisgard a Nestos.
“Si...” sussurrò questi.
Furono poi condotti insieme a tutti i prigionieri della carovana in una di quelle case, che fungeva da magazzino per la merce in vendita.
Vennero allora messi in piedi contro una parete di legno, dove uno dei mercanti li contò più volte per essere sicuro del loro numero.
Dopo circa un'ora in cui avevano aspettato stando in piedi, furono portati in un vasto cortile racchiuso da alcune di quelle case.
“Comincia l'asta, signori!” Esclamò un banditore con abiti borghesi. “Il primo di oggi è un elemento molto particolare. Signori, non un comune bracciante o un mendicante... il suo nome è Nestos ed è un medico. Tale professione infatti esercitava prima di essere rapito da alcuni nomadi, per poi essere rivenduto ai mercanti che oggi lo pongono in vendita per voi. Si parte da un prezzo base di cento Taddei.”
“Cento Taddei per quello?” Protestò uno dei presenti. “Ma non potrebbe sopravvivere un mese nella mia tenuta, sotto il Sole d'Estate e al freddo d'Inverno!”
“Signore, egli non è un contadino, ma un medico.” Spiegò il banditore.
“Beh, qui nessuno è interessato ad un medico.” Replicò l'uomo. “Se ne voglio uno lo cerco tra quelli rispettabili! Non farei mai curare la mia gotta ad uno schiavo!”
Altri tra i presenti annuirono.
“Allora passiamo ad un altro...” propose il banditore “... questi” indicando Guisgard mentre veniva spinto in avanti dai mercanti “è un cavaliere, signori. La cicatrice sulla gamba lo testimonia...” spronando i mercanti a mostrare la ferita al pubblico “... dunque potrete utilizzarlo tranquillamente per qualsiasi lavoro manuale, visto la sua resistenza e forza... prezzo di partenza trecento Taddei.”
“Trecento?” Ripetè uno dei presenti. “E' un bel prezzo!”
“E' un cavaliere, capitano.” Spiegò il banditore. “Non un uomo comune.”
“Per quel prezzo” fece il capitano “voglio controllare che sia sano e che non abbia invece malattie!”
“Fate pure, capitano.” Annuendo il banditore.
L'uomo allora si avvicinò a Guisgard e cominciò ad osservarlo con attenzione.
“Apri la bocca e mostrami i denti.” Fissandolo.
Ma per tutta risposta Guisgard serrò la bocca.
“Razza di cane...” con astio il capitano “... aprila o te la farò aprire io, facendoti sputare tutti i denti!”
Guisgard strinse ancor più la bocca.
L'uomo allora lo schiaffeggiò forte.
Il cavaliere, tenendo a freno l'ira, lo guardò negli occhi, per poi sorridere in segno di sfida.
“Bastardo...” scuotendo il capo l'uomo.
“Capitano, è solo uno schiavo.” Avvicinandosi all'uomo il banditore. “Frusta, digiuno e vedrete che abbasserà la coda.”

“Non sono un negriero io!” Urlò il capitano. “Non voglio gente a cui sferzare la schiena, a meno che non siano loro a volerlo! Questo però meriterebbe di morire di stenti o in una gogna!” Con una smorfia di rabbia. “Me ne servivano due. Avrei preso questo ed il medico. Ma ora preferisco che sia qualcun altro a comprarlo. Qualcuno magari in grado di piegarlo nell'orgoglio. E sia... vi darò settantacinque Taddei per il medico. Non un soldo di più.”
“Ma, capitano...” il banditore “... almeno novanta Taddei...”
“Ottanta è il mio massimo.” Sbottò l'uomo. “Non un Taddeo di più.”
“E sia.” Acconsentì il banditore.
E preso Nestos, il capitano lasciò il mercato insieme ai suoi uomini.
In quello stesso momento giunsero altri a cavallo.
Si avvicinarono agli schiavi messi in vendita e cominciarono ad osservarli.
“Fra questi miserabili” disse Gufo Scarlatto al banditore “non vi sono galeotti o fuggiaschi? Insomma, chiunque sappia impugnare un'arma?”
“Abbiamo solo questo con tali credenziali, signore...” il banditore indicando Guisgard “... è un cavaliere.”
“Davvero?” Stupito Gufo. “Interessante...” guardando poi lo schiavo “... come sei finito qui?”
Guisgard lo fissò senza rispondere.
“Sei orgoglioso, vero?” Con un ghigno Gufo. “Ma saprò io come farti piegare, canaglia. Quanto?” Rivolgendosi al banditore.
“Trecento Taddei, signore.”
“Troppo.” Scuotendo il capo Gufo. “Potrebbe essere un disertore, dunque neanche abilissimo con le armi... ne offro duecento.”
“Troppo poco, signore...” rammaricato il banditore “... è giovane, forte, sano... ed il suo portamento è fiero. Sarà di certo di nobili origini.”
“Fiero?” Ripetè Gufo. “Orgoglioso, superbo direi! E pieno d'odio!” Gli occhi neri di Gufo erano in quelli azzurri di Guisgard. “Mi odi, vero? Si, te lo leggo in faccia...” rise, schernendolo “... e mi piacciono quelli pieni d'odio... duecentotrenta. Prendere o lasciare.” Al banditore.
“E sia.” Rispose questi.
E Gufo ordinò ai suoi di prendere Guisgard e legarlo in sella ad uno dei loro cavalli.
Poi, quando tutti i suoi furono in sella, il capo dei Gufi Scarlatti diede ordine di ripartire.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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