Cittadino di Camelot
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Le vere storie dei balletti classici
Il Lago dei Cigni:
C'era una volta una regina che era rimasta vittima del sortilegio di un mago. Il fatto era accaduto da così tanto tempo che nessuno ricordava più la causa della maledizione; però nessuno aveva dimenticato la tragedia della vendetta del mago. Cercando attentamente cosa avrebbe potuto maggiormente addolorare la regina, lo sguardo del mago cadde sulla sua giovane figlia, che giocava con le altre fanciulle. Raccolse tutti i suoi poteri malefici e trasformò le sorridenti fanciulle in uno stormo di candidi cigni, la cui bellezza e il cui candore serbavano testimonianza della loro vera natura. La regina fu completamente distrutta da quella crudeltà e fino al giorno della sua morte non cessò di piangere per la cattiveria subita. Le lacrime salate che colarono dai suoi occhi si raccolsero in un lago scuro, tanto profondo e senza fine come la sua disperazione.
E fu in questo lago che quando non poté proprio tollerare oltre il suo dolore, la regina si gettò, annegando. Passarono molti anni. Grandi alberi crebbero attorno a quel luogo; la principessa insieme alle altre fanciulle, immortali e senza età erano ancora sotto l'effetto dell'incantesimo: nuotavano infatti come bianchi cigni sul lago di lacrime. Ma un giorno un giovane principe capitò in quel luogo. Mentre era a caccia, rimase indietro, lontano dal gruppo di amici e si trovò in una densa foresta. Intanto si era fatta notte. Gli alberi della foresta erano così fitti e alti che non gli permisero di trovare un sentiero da seguire. Poi vide un barlume di luce davanti a sé, si diresse allora in quella direzione e giunse sulle rive di un grande lago che sotto i raggi della luna sembrava d'argento. Vide uno stormo di candidi cigni che nuotavano sulla superficie dell'acqua e in un primo momento, da buon cacciatore, afferrò il suo arco e prese la mira. Ma qualcosa lo fermò: forse la bellezza di quegli uccelli o il fatto strano di averli trovati di notte, quando la gran parte dei volatili dorme. Si fermò all'ombra di un albero domandandosi perché mai la vista di quei cigni turbava il suo cuore. Poi, come lo videro, quei candidi uccelli nuotarono verso la riva e, a turno, ognuno batté le ali bianche nell'aria trasformandosi uno dopo l'altro in bellissime ragazze. Infine gli si avvicinò l'ultimo cigno che diversamente dagli altri, notò il principe, aveva una coroncina di perle sul capo, e quando anche questo si trasformò, capì di aver trovato la principessa dei suoi sogni. Avanzò di qualche passo, spostandosi cauto per non spaventarla. Ma quando la ragazza cigno lo scorse, protese verso di lui le braccia senza timore e gli corse incontro leggera. «Finalmente,» ella mormorò, «finalmente c'è speranza per tutte noi!». Poi prendendo il principe per mano e fissandolo con i grandi occhi scuri gli raccontò la storia dell'incantesimo subito. Terminato il racconto, cominciò a piangere e disse: «Solo per breve tempo, ogni notte, il mago ci restituisce il nostro aspetto umano e solo allora ci permette di dimenticare il nostro destino, interrompendo così per qualche minuto la nostra sofferenza.» Il principe non sopportò di vederla piangere. «Dimmi come si può spezzare l'incantesimo,» supplicò. «Qualunque sia il prezzo, io lo pagherò!» «L'incantesimo potrà essere spezzato solo dall'uomo che mi amerà con tutto il cuore,» disse la principessa cigno, «da colui che giurerà di sposarmi e che non tradirà mai la mia fiducia.» «Se è così, sarà presto fatto,» replicò il principe colmo. di gioia,<tu hai già il mio cuore! ».
Mentre parlava, la luna era passata dietro una nuvola; si era alzato un vento freddo e il lago era diventato grigio acciaio. Il principe rabbrividì, perché sentì come un cattivo presagio, mentre le ragazze cigno si nascosero al passaggio di un'ombra scura sopra di loro. Allora abbracciò la principessa e stringendola a sé per proteggerla, il principe sentì il cuore della fanciulla battere contro il suo come quello di un uccellino catturato. «È il mago!» sussurrò la principessa cigno. «Viene ogni notte sotto le sembianze di un grosso gufo nero, per osservarci mentre torniamo cigni. Prova un crudele piacere nel vedere il potere che ha su di noi.» Il principe afferrò stretto il suo arco. «Lascia che venga, questa notte,» disse incollerito, «e io lo eliminerò dalla faccia della terra!» «No!» gridò la principessa, «non farlo! Solo lui può liberarci dall'incantesimo. La sua morte sarebbe la nostra rovina.» Mentre ancora stavano parlando, si allontanò da lui e insieme a lei le altre ragazze cigno tornarono verso l'acqua. Camminavano come in sogno, col capo chino, ed egli si accorse che una grande forza le sovrastava. «Non abbandonarmi,» supplicò la principessa, voltandosi mentre stava già sulla riva dell'acqua, «vieni ancora a trovarmi, domani notte. «Non mancherò!» rispose il principe, e guardò, sentendo una fitta al cuore, come in un attimo la fanciulla aveva sollevato le candide braccia per trasformarsi di nuovo m cigno. Il giovane cavalcò veloce nella notte e arrivò a casa, ma non riuscì proprio a prendere sonno. Si alzò presto il mattino dopo, e si accorse che in tutto il palazzo c'era un gran trambusto; si ricordò allora che era il giorno in cui diventava maggiorenne e sentì come un tonfo al cuore, perché ci sarebbe stato un gran ballo al quale avrebbero partecipato tutte le probabili future principesse. Il giovane principe avrebbe dovuto scegliere tra loro una donna con cui condividere la vita e, in futuro, il trono. Sapeva però che questo non sarebbe mai avvenuto, perché ormai non poteva amare che una sola donna, quella che aveva vista la notte prima. Ma non poteva certo raccontare ai genitori la strana vicenda della principessa cigno, perché non gli avrebbero mai creduto. «No,» disse tra sé, «non ho scelta, devo partecipare a questo ballo, ma le rifiuterò tutte, una dopo l'altra. Niente potrà mai separarmi dal mio vero amore!» Quel giorno sembrò non finire mai. Giunta finalmente sera, indossò i suoi abiti più eleganti e con la tristezza in cuore andò al ballo. Vi erano sei principesse e nel corso della festa il principe danzò con tutte. Alcune erano belle ma altere, altre semplici e carine. Una sembrava molto bella e gentile e il principe pensò che forse, in altre circostanze, l'avrebbe anche amata. Ma i grandi occhi scuri, imploranti, della principessa cigno erano sempre tra lui e quei visi sorridenti. Non poteva più aspettare la fine delle danze, avrebbe voluto fuggire sulla riva del pallido lago, nella buia foresta. Terminate le danze, la regina lo chiamò vicino a sé e gli chiese di scegliere tra quelle sei principesse la sua promessa sposa. «Madre, non posso,» rispose, «volete forse che io scelga solo per il suo aspetto una ragazza che conosco appena?».
Queste cose richiedono tempo!» Eppure sapeva di avere amato la principessa cigno al primo sguardo. Prima che la madre potesse rispondere vi fu un'improvvisa agitazione nel cortile del palazzo; si sentì un fragore di carrozze correre sul selciato e un sonoro nitrire di cavalli.
Le porte del salone da ballo furono subito spalancate e nella sala entrò a grandi passi un uomo alto e possente, che faceva roteare un gran mantello nero. Con lui entrò una gelida ventata e il principe sentì odore di pini, ma anche un puzzo di acque stagnanti. Questa persona dall'aspetto terrificante teneva per mano una principessa che, nonostante il lussuoso abito nero e argento, aveva l'inconfondibile aspetto della sua amata principessa cigno. Il principe non poteva quasi credere ai suoi occhi. Il viso era quello della sua principessa, non c'era dubbio, ma i suoi modi erano arroganti, lo sguardo era trionfante. «Maestà,» disse l'uomo alla regina, «io vi porto una principessa degna di vostro figlio, spero proprio che lui non la rifiuterà. Il principe danzò con la nuova principessa».
«Ma sei proprio tu, amore mio?» le chiese. «Che cosa ti porta qui, e in tale compagnia? » «È il mago che mi ha portato da te,» rispose la principessa. «Ci ha visti vicino al lago, e udendo che ci scambiavamo una promessa d'amore, ha capito che tu eri l'uomo destinato a rompere il suo maleficio. Tuttavia, sapendo che un giorno tu governerai su queste terre, lui ora cerca la tua amicizia.» Mentre parlava, gli sorrideva e lo guardava fisso coi grandi occhi scuri. Ma il principe aveva una strana sensazione, si sentiva inquieto; gli pareva di danzare con una ragazza diversa da quella del lago. Aveva occhi indagatori che lanciavano bagliori come i preziosi diamanti che aveva sul vestito. Il principe provò un senso di smarrimento, ricordando lo sguardo gentile che, quando era davanti al lago, si fissava sui suoi occhi. «Sono davvero legato a questa creatura altera e sfavillante, oppure anche questo è un sortilegio del mago?» pensò tra sé. La principessa sembrava aver letto nei suoi pensieri. «Amore mio,» sussurrò la ragazza, «non respingermi. Temo che il mago insinui nella tua mente dei dubbi, facendomi apparire diversa da quella che sono realmente. Lui punta tutto su questo inganno, sapendo che se ora tu mi rifiuti, io sono perduta per sempre!» «Questo non accadrà mai!» rispose il principe. «Ti ho fatto una promessa, e io non sono mai spergiuro!» Gli occhi scuri, coi loro freddi bagliori, lo tenevano avvinto come un serpente che immobilizza la preda. Il giovane non poteva vedere oltre la finestra del salone lo stormo dei cigni bianchi che attraversava il cielo notturno. «Allora fa' che tutti ascoltino la tua promessa,» disse la principessa, sorridendogli con quell'espressione che lui amava tanto, «impegnati verso di me, così che l'incantesimo possa spezzarsi e possiamo finalmente essere felici insieme.» Ora parlava a voce bassa, ma senza dolcezza. Il principe si fece coraggio, si convinse che l'intrigo del mago non doveva indurlo a rifiutare la sua principessa cigno. «Una volta che l'incantesimo sarà rotto,» pensò, «io avrò di nuovo la mia cara e dolce amata.» Prese la principessa per mano e la portò davanti al trono dove sedevano i genitori.
«Guardate,» esclamò, «ho fatto la mia scelta: questa ragazza e nessun'altra sarà la mia sposa!» Tutto a un tratto il mago le fu vicino e disse: «Fallo giurare davanti a tutti questi invitati. Che giuri di concludere queste nozze e che, se non terrà fede alla promessa, ne andrà della sua vita.» Quando gli occhi scuri della ragazza si rivolsero a lui, il principe sentì di nuovo l'odore di cose fetide, che marciscono in oscure profondità. E ancora una volta fu assalito da mille dubbi. «Ah!» si lamentò la principessa, guardandolo con volto amorevole. «Ti ha messo contro di me, come temevo!» E abbassò il capo, coprendosi il viso con le mani, e al principe sembrò che ella piangesse. La prese allora tra le braccia. «Giuro,» gridò, «che sposerò questa principessa, e se non sarò fedele alla mia promessa ne andrà della mia vita!» Appena ebbe pronunciato queste parole, udì un tremendo rumore vicino alla finestra in alto. Tutti guardarono in alto e videro un cigno bianco che freneticamente sbatteva le ali contro i vetri. Allora il principe capì che era stato ingannato. Guardò la ragazza che aveva tra le braccia e, quando lei sollevò il capo, vide inorridito che ora mostrava un volto completamente diverso: i suoi occhi lo schernivano e la bocca assunse un ghigno beffardo. Spingendo la ragazza lontano da sé, il principe corse fuori dal salone, mentre nelle orecchie gli risuonava lo sgradevole suono della risata sghignazzante della donna. Fuori, nel freddo della notte, prese un cavallo da uno stalliere e cavalcò disperatamente verso il lago dei cigni. Mentre cavalcava, vide sopra di sé i candidi cigni che, in volo, passavano davanti alla luna. Raggiunse il lago insieme ai cigni e osservò ancora una volta i candidi uccelli che prendevano forma umana. Quando la principessa cigno fece un passo fuori dall'acqua il principe la prese tra le braccia e se la strinse al cuore. «Perdonami,» le disse, «per aver creduto per un solo momento che quella immonda persona potessi essere tu!» «Quella è la figlia del mago,» gli rispose la principessa cigno. «Lui ha usato i suoi poteri magico per darle il mio aspetto. «Cosa si può fare,» egli chiese, «per distruggere questo maleficio? Come ti posso salvare, ora?» . «Non biasimarti,» disse dolcemente la ragazza, «il mago è troppo subdolo, perché un cuore leale possa capirlo! Presto lui si trasformerà in un gufo nero per godere della nostra pena. Questa volta, quando verrà, tu devi ucciderlo.» «Ma se lo uccido, l'incantesimo non potrà mai più essere spezzato,» ribatté il principe. «Se non lo farai,» disse la principessa cigno «ne andrà della tua stessa vita.» . «Come posso lasciarti per sempre sotto il maleficio di questo spregevole individuo?» «Non temere,» disse la principessa cigno, «la fine del mio incantesimo è ora in mio potere. Prima che termini questa notte andrò a unirmi a mia madre nelle profondità del lago di lacrime.
Mi ha invocata per tanto tempo e io le ho sempre risposto: «Aspetta, madre, ma solo per un poco, perché c'è ancora qualche speranza. «Ora ogni speranza è svanita e la mia unica salvezza sta nelle sue mani.» Mentre parlava, s'alzò il vento, lo specchio del lago si oscurò e sopra di loro passò un'ombra paurosa. Poi, disperato, il principe sollevò il suo arco, lo tese e scoccò una freccia che colpì quell'oscuro nemico schiantandolo in volo. I due innamorati restarono vicini, fianco a fianco, guardando il corpo del grande gufo che si contorceva; mentre lo guardavano cambiava forma di continuo e alla fine il mago cadde morto ai loro piedi. Allora la principessa cigno baciò il suo principe per l'ultima volta, e disse: «Ora tu sei salvo e il mio dolore e il mio tormento presto saranno finiti.» Il principe vide che nel frattempo le ragazze cigno erano nuovamente diventate uccelli, e cercò di trattenere stretta a sé la principessa che invece stava dirigendosi verso l'acqua, dicendo gli: «Amore mio devi lasciarmi andare da mia madre. lo non prenderò mai più aspetto umano.» Piangendo, il principe la lasciò andare e la guardò mentre entrava nell'acqua. Avanzò senza esitare e senza voltarsi indietro, finché il lago di lacrime si chiuse sopra il suo capo. Allora il principe volse le spalle alla fredda riva su cui giaceva il mago morto, e camminò accecato dal dolore, addentrandosi nella foresta. Un viottolo serpeggiante lo condusse su un alto dirupo a picco sul lago. Si voltò a guardare per l'ultima volta quelle acque scure. Ora una bufera infuriava, sollevando enormi, furiose ondate, e al giovane sembrò di udire nel vento la voce dell'amata che lo chiamava. D'un tratto capì che l'unica cosa che desiderava era raggiungere l'amata perduta. Con un urlo straziante si gettò dalla cima del dirupo e precipitò sulle onde burrascose che si infrangevano sulla scogliera.
Ultima modifica di Eilonwy : 12-01-2014 alle ore 12.23.31.
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