Ho sempre inteso la ricerca del Santo Graal come la risposta alla più grande delle domande: Chi sono io?
Se è vero, come taluni asseriscono, che Santo Graal deriva da Sanguis Realiis, ovvero il sangue del Cristo Nostro Signore, allora potrebbe essere lecito pensare che la sua ricerca altro non sia che la ricerca del "divino" in ognuno di noi. La ricerca di una dimensione spirituale che ci elevi dalla condizione materiale in cui il mondo ci ha posto, e che ci faccia vedere ciò che realmente siamo al di là dell'effimera immanenza.
Ma non mi piace un'interpretazione così strettamente religiosa. Secondo me la ricerca del Santo Graal è la ricerca di se stessi. Cercare il Santo Graal significa avere il desiderio di scrutare oltre il velo di Maya (per dirla alla Schopenauer), significa porsi delle domande, significa essere irrequieti per la propria vita, sentire che c'è qualcosa di più che ancora non si è trovato, avere lo stimolo ardente e irrefrenabile di chi vuol capire chi è, e quale è il suo posto nel mondo. Quali sono le sue reali dinamiche, per cosa vale la pena vivere e per cosa vale la pena morire. La ricerca del Graal è la ricerca di questa verità. Non necessariamente una verità di fede, ma la propria soggettiva verità, cui tutti gli uomini nati liberi e uguali sotto il Cielo hanno diritto. La comprensione di se stessi è il più grande mistero della vita. Forse non basterebbe un'intera esistenza per dare una descrizione fedele del proprio io. Ma già avere la curiosità di farlo, già il riconoscere che si è ancora lontani dalla verità, e che il nostro "vero se stesso" è ancora lontano dall'essere rivelato, rende la nostra "Cerca" già ben che cominciata.
La ricerca del Graal è la metafora di un viaggio, in questo caso, un viaggio all'interno della propria anima. Da secoli si scrive sull'importanza del viaggio come possibilità di scoperta del Sé. Le città che visiteremo, le genti che conosceremo, i costumi che scopriremo, sono importanti nella misura in cui ci permetteranno di conoscere noi stessi, attraverso il confronto con l'altro.
Non sarà certo cosa facile, perché noi siamo il prodotto di ciò che vive attorno a noi, dell'educazione che ci viene impartita sin da bambini, delle influenze esterne, positive e negative, che nel corso della nostra vita riceviamo. Ma così come lo scultore rifinisce un pezzo di pietra grezza, scalpellando finché non ne porta alla luce la statua finita, allo stesso modo noi siamo pietra grezza al cui interno già "vive" la figura definitiva. Bisogna soltanto portarla alla luce.
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Un Cavaliere è devoto al valore, il suo cuore conosce solo la virtù,
la sua spada difende i bisognosi, la sua forza sostiene i deboli,
le sue parole dicono solo verità, la sua ira si abbatte sui malvagi
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Ultima modifica di Lancelot : 12-01-2009 alle ore 11.36.59.
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