Disattivato
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Distinguere un suono preciso era difficile. E forse era proprio quel frastuono il vero protagonista.
Un misto di grida, ordini, comandi, spari.
Tutto è appannato intorno a me, sento la forza venire meno, ma quel furore che non sarò mai in grado di spiegare mi tiene in piedi.
Nemmeno mi accorgo di essere pallida come un cencio.
No, io sento soltanto quelle urla, quegli spari.
Ma non posso cedere, non adesso, ripeto a me stessa, posso farcela, devo farcela.
Solo qualche passo, e sento le gambe cedere definitivamente, cado a terra, ansimante.
La ferita è troppo profonda, crollo, il buio mi avvolge senza pietà.
Dove mi trovo? Un leggero senso di torpore misto a inquietudine si impossessa di me.
No, non sono davanti a Castel Fiorito, non sono distesa su corpi, membra e fango.
Sento seta e raffinate stoffe sotto di me.
Sono forse a casa?
Eppure quel rumore, spari, ancora spari.
Non è possibile, non posso sopportare un'altra battaglia.
Sono ferita, sono sfinita, non posso.
Il mondo si muove veloce davanti ai miei occhi. Eppure, non sto camminando.
Forti braccia mi stringono, trasportandomi per il campo.
Mi hanno catturata? Sono in trappola?
Eppure, non c'è astio in quella stretta, solo una dolce preoccupazione.
Nonostante il forte odore della battaglia riesco, incredibilmente, a sentire l'essenza di bergamotto.
Lui usa un profumo al bergamotto.
Alzo gli occhi, a fatica, per guardare l'uomo che mi tiene in braccio.
Lui mi sorride, e s'illumina.
"Ti è andata bene, ragazzina.. ora riposa..".
"Diomede.." sussurro, prima di piombare nuovamente nell'oscurità.
Dov'è mio fratello? Dove sono adesso?
Ricordo un profumo, il profumo di un fiore. Possibile che non lo rammenti? Che fiore era?
Non ha importanza.
Il vino era ottimo, cosa c'era in quell'elisir?
Elisir?
Santo Cielo, Clio.. svegliati..
Svegliati!
Apro gli occhi, lentamente, e la luce del primo pomeriggio mi abbaglia.
Li richiudo immediatamente, le ferite bruciano nonostante gli impacchi.
Possibile che sia stata ferita così tanto? Come posso essere ancora viva?
Forse, dormo ancora qualche ora, perché, quando li riapro, la luce si è affievolita.
Qualcuno mi sta parlando dolcemente.
"Clio.." sussurra, piano "...svegliati..".
Non gli ho mai sentito usare quel tono, con me o con chiunque altro.
"Su, svegliati.. ti prego.. sono qui.." sembra supplicante.
Con uno sforzo immane, apro gli occhi.
I suoi occhi chiari brillano, e avrei giurato di vedervi una lacrima.
"Oh, Clio.. Bentornata, sorellina.. dormito bene?" riprendendo il solito tono scherzoso "Mi hai fatto davvero preoccupare, lo sai?".
Devo svegliarmi, devo aprire gli occhi.
Clio, apri gli occhi.
La voce di mio fratello mi rimbomba nelle orecchie: "Apri gli occhi.. Svegliati..".
Devo farcela.
Apro finalmente gli occhi, disorientata.
Mi ci vuole un minuto buono per capire dove sono e che cosa sta succedendo.
Mirabole non c'è più e una pioggia di proiettili si abbatte sull'imbarcazione,
Pezzi sconnessi si fanno strada nella mia mente, ma una cosa è chiara, devo andarmene di lì.
Nessuno sa che sono a bordo, e distruggeranno la nave.
Non c'è tempo.
Mi sfilo velocemente il vestito, restando con la semplice sottoveste, rabbrividisco un istante nel freddo della sera.
Senza pensarci due volte, mi butto in acqua.
L'acqua di fiume è diversa da quella spumeggiante dell'oceano, ma fa meno paura.
Posso vedere la riva, e raggiungerla in poco tempo.
Qualche bracciata e la raggiungo.
Sono in salvo.
Già, ma indosso solo una sottoveste, bagnata per di più, il massimo.
Non potevo tenere il vestito, mi avrebbe portato a fondo.
Guardai i soldati sul ponte.
Infondo, erano dalla mia parte, e devono avermi vista saltare e nuotare.
Chiusi gli occhi, e dimenticai di essere scalza e svestita.
Avanzai verso di loro, con tutta la sicurezza di cui ero capace.
Rabbrividivo.
Mi strinsi nelle braccia, tentando invano di riscaldarmi.
Ancora pochi passi.
Quando li raggiunsi, tirai mentalmente un sospiro di sollievo.
"Sono Lady Clio, cugina di Roberto Fiosari... Mirabole mi ha rapita alla festa e portato su quella barca, avvisate mio cugino, sarà in pena per me.." dissi, solenne ed autoritaria come avevo imparato ad essere.
Non che avessi l'aria della principessa conciata in quel modo, ma non avevo voglia di parlare, affatto.
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