Presi le mani di Sara tra le mie, poi le cinsi piano le spalle con un braccio mentre piangeva...
era disperata e potevo ben comprenderla...
un duello...
e con uno dei migliori spadaccini della città, per giunta!
Francesco non aveva mai avuto dimestichezza con le armi, Roberto Fiosari avrebbe potuto trafiggerlo anche con una mano legata dietro la schiena.
“Sara...” iniziai a dire, invitandola con delicatezza a sedersi “Posso ben capire il vostro dolore e la vostra preoccupazione... è una notizia terribile, un assurdo colpo di testa da parte di Francesco... ma... perché siete venuta qui? Come posso io aiutarvi? Avete visto anche voi che Francesco non nutre alcuna simpatia né la pur minima stima per me e non credo che potrei in nessun caso convincerlo a desistere...”
Esitai, riflettevo...
aveva detto che solo il loro disperso fratello aveva sempre avuto la capacità di far ragionare Francesco, ma questa fu un’ipotesi che non valutai neanche: non avrei mai potuto mettere in pericolo un fratello per salvarne un altro...
soprattutto non avrei mai messo in grave pericolo lui per un colpo di testa di Francesco...
mai!
“Forse potremmo provare a convincere il conte a desistere dal duello...” ripresi a dire “Ma dubito che riusciremmo in questo intento: per Roberto Fiosari, come per qualsiasi altro nobile di questa città, del resto, l’onore viene innanzi tutto... non gli importerà niente se Francesco sa combattere o meno...”
La mia voce si spense piano...
strinsi di più le mani di Sara, nel tentativo consolarla...
Poi, all’improvviso, ebbi un’illuminazione.
Di colpo, lasciando cadere le mani di Sara, mi alzai e mi accostai alla finestra... nel cortile sottostante c’era ancora il manipolo di soldati che per ordine di Jacopo mi avevano seguita fin lì, nonostante io fossi partita da sola a cavallo...
li fissai e quell’idea prese forma e corpo nella mia mente...
Jacopo non ne sarebbe stato felice, pensai... forse si sarebbe addirittura adirato... ma era tutto ciò che io potevo fare per Sara.
Voltai dunque le spalle alla finestra e chiamai un domestico.
“Scendete nel cortile...” ordinai quando entrò “E chiedete al maggiore dei soldati che sono lì di venire qui, prego... devo parlargli per conto del Capitano!”
Osservai il domestico uscire, poi tornai verso Sara e le sorrisi, incoraggiante.
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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