“I duelli non sono cose da nobili” disse Roberto a Clio “ma da uomini. E' il barlume della civiltà che illumina le tenebre di un mondo altrimenti selvaggio. Se non ci fosse questa cavalleresca regola che custodisce onore e dignità, allora tutti potrebbero tutto, infischiandosene del rispetto e della libertà altrui. Quel ragazzo merita una lezione. Si, probabilmente sarà una lezione definitiva, ma servirà ad altri come lui affinchè in futuro rispettino il ruolo e il posto che compete ad ognuno di noi in questa società.” Guardò poi il vecchio de' Binardi e sua figlia. “Vostro figlio per troppo tempo ha abusato della clemenza degli uomini del mio rango. Ora dovrà affrontare da uomo ciò che ha causato il suo essere stolto.”
“Già una volta” fece Riano de' Binardi “ho perduto qualcuno che mi era caro come un figlio a causa di una faccenda simile. Perdonatemi, ma per me è inconcepibile come si possa salvaguardare il proprio onore se si affronta un avversario del tutto incapace di difendersi.”
“Caro signore, ascoltatemi...” mormorò Roberto con freddezza “... un duello non deve essere giusto, ma esemplare. Deve cioè sancire un verdetto, ripristinare qualcosa che è stato violato. I contendenti impugnano le medesime armi e ciò consente di avere a quelli come voi e vostro figlio, per una volta, la stessa possibilità che spetta a chi invece vi è superiore per nascita. Comunque... mia cugina mi ha fatto una richiesta ed io sono solito accontentarla in tutto... avvertite vostro figlio che l'arma scelta per il duello non sarà più la pistola, ma la spada. Resterà tuttavia immutata la regola. La contesa sarà all'ultimo sangue come richiede l'affronto subito. E' tutto.”
“Pistola o spada cambia poco...” disse Riano “... mio figlio non sa usare nell'una, né l'altra.”
“E' tutto.” Sentenziò Roberto. “Non ho altro da aggiungere.” E si voltò a fissare Clio.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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