Capitolo VI: Azable entra in azione
“Condussi i visitatori per tutta la casa. Li invitai a cercare, che cercassero bene. Infine li portai nella sua camera. Mostrai loro i suoi tesori, perfettamente in ordine, in salvo. Nell'entusiasmo della mia sicurezza presi delle seggiole e li pregai di riposarsi. Io, con la folle audacia del trionfo assoluto, andai a mettermi proprio sul punto dove si trovava nascosto il corpo della vittima.”
(Edgar Allan Poe, Il cuore rivelatore)
A quelle parole di Clio, Padre Roberio rise di gusto.
“Oh, milady...” disse divertito “... avete una vivace fantasia, sapete? Voglio dire... no, non conoscevo prima di oggi il Priore Adamo, ma voi credete davvero che possa essere un ladro? Su, andiamo... e poi, comunque, è andato via senza portarsi via il quadro!”
“Beh...” fece Roberto “... in effetti mia cugina in fatto di fantasia non è seconda a nessuna, ma sono d'accordo con lei... la prudenza non è mai troppa.”
“E sia!” Esclamò sorridendo il sacerdote. “Andrò a controllare la cappellina... anzi, venite con me...”
I tre, così, entrarono in chiesa.
Naturalmente la Cappella della Deposizione, dove era custodito il Verziere Fiesolano, aveva ancora la sua porta ben chiusa e due guardie del capitano de' Gufoni la sorvegliavano con attenzione.
Dai vetri della cappella si poteva vedere, sempre coperto da un lungo telo, il dipinto ancora sul muro.
“Cosa vi dicevo?” Indicandolo Padre Roberio. “Il quadro è sempre al suo posto.”
Ma fissando il lungo telo che lo copriva, Clio notò qualcosa.
Sembrava qualcosa infilata proprio in quel telo.
E guardando meglio, la ragazza si accorse che era un fiore.
E precisamente uno stramonio infilzato nel telo che copriva il ritratto.