Lady Eilonwy cantò, suonando l’arpa, e nella sala calò il silenzio intorno alla sua voce.
Poi, ad un tratto, accadde qualcosa.
La porta d’ingresso si spalancò e qualcuno piombò dentro come una furia...
Francesco Binardi si precipitò verso Nicolò Accio, gridava, era fuori di sé...
Francesco Binardi...
erano anni che non lo vedevo: da quando il nonno non c’era più e nessuno si occupava ormai di mediare tra le due fazioni di Sygma, i Binardi non erano più molto ben visti in città...
e poi, pensai... poi, certo, c’era stata quell’altra cosa... quel fatto...
mi incupii a quel pensiero.
Alle ulteriori grida di Francesco e all’invocazione di Accio, Jacopo scattò in piedi...
istintivamente tentai di trattenerlo per un braccio, ma lui si era già precipitato sui due e si era frapposto tra il banchiere ed il mercante...
ero spaventata: Francesco non avrebbe potuto niente contro Jacopo... nessuno in città poteva niente contro Jacopo...
stavo per dire qualcosa, quindi, quando accadde qualche altra cosa.
Vidi il cavaliere di Altafonte alzarsi rapido e accostarsi a Francesco Binardi, afferrarlo per un braccio e tirarlo malamente in piedi, dopo di che lo vidi strattonarlo verso la porta...
lo vidi parlare con Francesco e fissarlo con quei suoi occhi chiari...
non potevo udire cosa diceva ma non fu necessario: fu l’atteggiamento con cui fece ciò che fece a colpirmi... il modo in cui guardò Francesco, il modo in cui lo sollevò e lo strattonò via...
mi mancò l’aria e, d’istinto, mi alzai in piedi...
mi girava la testa, forte...
non potevo credere a ciò che avevo visto...
non l’avrei mai creduto se non lo avessi visto...
e, anche se sembrava una follia, ora ne ero certa...
ora sapevo dare un nome a quel senso di disagio che provavo...
ne ero certa, anche se non avrei saputo spiegarlo.
Ma per quelle cose non c’era bisogno di spiegazione, non c’era bisogno di prove concrete... per quelle cose bastavano le sensazioni!
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“Non è successo nulla, signori...” fece Nicolò “... riprendiamo pure a divertirci...” e rise.
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La voce di Nicolò Accio mi fece sussultare forte.
Mi accorsi dunque che ero in piedi, le mani ancora appoggiate sul tavolo e le ginocchia che vacillavano appena...
i miei occhi erano fissi su... sul Cavaliere di Altafonte, incapaci di guardare altrove...
tremavo.
Poi, d’un tratto, sentii che la tensione era troppa...
troppa la confusione che avevo nella testa...
distolsi di volontà il mio sguardo da quello di Altafonte, dunque, e, voltandomi, uscii dalla sala senza voltarmi indietro, a passo svelto... quasi di corsa, quasi in fuga... mentre tutti si alzavano da tavola o discutevano l’accaduto, varcai l’alta porta di vetro e mi ritrovai sul terrazzo, da qui scesi nel giardino degli Accio...
camminai svelta tra le siepi, allontanandomi dal palazzo finché non udii più neanche una voce provenire dalla grande sala...
e qui, nel silenzio più totale, alla luce solo della luna piena, mi fermai, appoggiandomi al bordo di una piccola fontana di marmo, e chiusi gli occhi, serrandoli forte.