In breve nel castello scoppiò un durissimo scontro.
I contradaioli si lanciarono contro le guardie dei Rossi e ovunque ci furono grida di rabbia e di agonia.
Ma senza Yrko ed il Nero, quei militari sembravano incapaci di fronteggiare l'ardore dei contradaioli.
E davanti ai suoi uomini che cadevano sempre più numerosi, Steno cercò rifugio su una delle torri.
Qui però fu raggiunto da Marco di Monsperon, che si era unito alla gente della Pantera insieme al barone Sanion.
“Avanti...” puntandogli la spada contro “... salta giù da questa torre... o preferisci la lama della mia spada?” Fissandolo Carlo. “Gli uomini come te si fanno beffe dell'Aldilà e del Giudizio Divino, dunque cos'hai da perdere? Salta giù ed eviterai una morte disonorevole! Ma forse quelli come te non solo non conoscono Dio... ma neanche il coraggio!”
“Pietà!” Gridò Steno.
Ma Carlo lo infilzò con la sua spada.
E ferito, l'eretico servitore dei Rossi cadde all'indietro, precipitando dalla torre.
Intanto Altea, insieme ad altri contradaioli, aveva raggiunto la porta dietro la quale si trovava il misterioso prigioniero che lei credeva essere Ardena.
Provò allora ad aprire quella porta con le chiavi che aveva, ma nessuna di essa si rivelò quella giusta.
“Buttiamola giù!” Urlò uno dei contradaioli.
Presero una grossa trave di legno e cominciarono a sfondare la porta.
Alla fine ci riuscirono ed entrando nella cella vi trovarono il prigioniero.