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Vecchio 18-07-2013, 01.35.31   #1903
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Sanion ascoltò attentamente ogni parola di Clio, senza tuttavia tradire emozioni o turbamento.
Lui e Carlo di Monsperon, come tutti i nobili a Chanty, avevano il sospetto che il principe si trovasse imprigionato in qualche luogo.
Ma sapevano anche che, se questa eventualità fosse vera, liberarlo sarebbe stato tutt'altro che facile.
E l'arbitro della partita tra i nobili da un lato e i Rossi dall'altro era il tempo.
E il piano di Carlo e Sanion serviva proprio a guadagnare tempo, rallentando così le manovre dei Rossi, che con il re a Fisyem di certo vedevano arrestato il loro piano di rovesciare totalmente l'ordine costituito.
Ecco perchè il barone, nonostante le parole di Clio sul principe, riuscì a non tradire, almeno in quel momento, inquietudine.
“Al termine del Palio” disse alla ragazza “sarà sua Maestà che racconterà ogni cosa. Come vuole la tradizione, quando il Drappellone, ossia il trofeo per il vincitore, sarà portato davanti all'Immagine Santa dell'Assunta, il principe parlerà al popolo. E tutti sapranno.”
Il barone però ben fissò nella sua mente le parole della ragazza.
Nel frattempo, qualche metro più avanti, Guisgard era deciso a capire quale segreto nascondesse Pestifero.
E così, sotto gli occhi di Talia, prese il cavallo e lo condusse verso una vasca di legno per farlo bere.
Ma quando il sauro arrivò a specchiarsi nell'abbeveratoio, si fermò di colpo, divenendo rigido e mostrando agitazione.
“E' come pensavo!” Esclamò Guisgard, per poi voltarsi verso Talia.
La fissò per un istante e annuì sorridendole.
“Dov'è la sella?” Chiese poi a Marzio.
“La sella?” Stupito il ragazzo. “Ma, maestà... sapete bene che i cavalli nel Palio vanno montati a pelo!”
“Ah...” sorpreso Guisgard “... ottimo!” Fingendo di sorridere. “Volevo vedere se lo rammentavi!” E fece l'occhiolino a Marzio.
Questi sorrise.
Il Taddeide allora fissò Pestifero negli occhi, ancora agitato e scosso per essersi specchiato nell'abbeveratoio, strinse le briglie e saltò sul cavallo.
Questo ebbe un sussulto e fu sul punto di scalciare, ma il suo cavaliere lo tenne bene per le redini.
“Su, bello!” Facendolo calmare Guisgard. “Ho bisogno di te e non puoi mollarmi ora!”
Dopo qualche istante, incredibilmente, Pestiferò si ammansì.



Nello stesso istante, ma davanti all'ingresso nello spiazzo dedicato alla giostra, Giacomo, sceso dalle tribune, raggiunse le transenne dietro le quali c'era il cavallo dell'Aquila.
“Cosa accade?” Attirando l'attenzione di Yrko.
“Non ne ho idea!” Ancora scosso questi. “Dicono che sia tornato, ma ciò non può essere!”
“Forse è stato liberato...” fissandolo il Nero.
“Impossibile!” Sbottò Yrko. “Il castello è sorvegliatissimo! Neanche il demonio in persona riuscirebbe a trarre un'anima dannata da lì!”
“Allora come può essere?” Tradendo nervosismo Giacomo.
“Forse è il suo fantasma...” rispose Yrko “... non c'è altra spiegazione...”
“I fantasmi non esistono!” Con rabbia Giacomo. “E in questa città già ve ne sono un bel po', sebbene fatti di melma e non di spirito!”
“Che sia un trucco?”
“Non lo so...” scuotendo il capo Giacomo “... non lo so...”
“Poco male!” Con impeto Yrko. “Che sia un fantasma o un gaglioffo che si nasconde sotto la corazza del principe, io risolverò la faccenda! E a modo mio!” Strinse il suo spadone di legno. “Gli spaccherò in due la testa! E se è davvero il principe, tanto di guadagnato allora!”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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