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Vecchio 15-07-2013, 01.28.43   #1877
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Gem comprese l'eccitazione e l'entusiasmo di Elisabeth.
Tutto era pronto per l'inizio della cerimonia che avrebbe sancito l'apertura del Palio.
“Quando siamo giunti qui” disse alla donna, prendendole la mano “credevo di essere sprofondato in un incubo. Più mi rendevo conto che eravamo nel passato, più mi sembrava di impazzire. Ma poi, piano piano, questo luogo è sbocciato come un fiore... e non so... la sua magia mi ha conquistato poco a poco...”
Uno squillo di trombe e il popolo esultò.
La cerimonia cominciò.



Yrko sorrise a quelle parole di Clio.
“Oh, non fate così...” disse avvicinandosi a lei “... non merito questo vostro broncio... sapete? E' vero... in effetti la dama che era stata scelta come mia madrina è andata via. Ma vi assicuro che non fui io a sceglierla, ma solo i miei contradaioli. E posso darvi la mia parola di cavaliere. Anzi, lo giuro sul mio nome e sul mio onore. In verità non ho mai dato molta importanza a questo genere di cose... a me interessa solo giostrare e far vincere la mia contrada... ma ora, guardandovi... beh, non posso che rallegrarmi che quella donna se ne sia andata via... anzi, credo che solo per i vostri occhi azzurri... meravigliosi e bellissimi, che risplendono come gemme preziose... si possa vincere una simile giostra...” le baciò la mano “... avete ragione... mischiarsi al volgo e deplorevole... recatevi, se vi va, nel padiglione dell'Aquila e dite ai miei contradaioli che vi ho scelta quale madrina... così potrete assistere da lì al mio trionfo... altrimenti attendetemi pure qui, all'ombra degli spalti... ed io, come un novello Enea atteso da Lavinia, tornerò da voi e porterò come pegno la vittoria del Palio.” E andò via.
Uno squillo di trombe e poi il tripudio del popolo.
La cerimonia cominciò.



La scena era pittoresca ed evocativa.
Per quasi tutta l'estensione della grande piazza centrale di Fisyem vi era un grande spiazzo ricoperto da vivissima terra rossa.
Il terreno era recintato per l'occasione da una robusta palizzata che formava un semicerchio irregolare, con gli angoli schiacciati per permettere una migliore visibilità.
Ai lati delle transenne che delimitavano l'accesso al campo apparivano tre araldi, accompagnati da sette trombettieri e seguiti da otto Marescialli di Campo, che con un manipolo di uomini armati avevano il compito di controllare la folla e accertare l'identità dei cavalieri che partecipavano al Palio.
Sul lato opposto della piazza erano stati montati i padiglioni appartenenti alle varie contrade, con pennacchi e stendardi che raffiguravano i loro colori.
Davanti a ciascun padiglione era affisso l'emblema della contrada di appartenenza, con drappi e corde del medesimo colore.
Il padiglione centrale, al posto d'onore, era stato assegnato all'Aquila e al suo campione, Yrko di Bumin, che per la sua fama in ogni genere di gioco cavalleresco, era stato accolto come naturale favorito alla vittoria finale.
Un nuovo squillo di trombe e tutto quello spettacolo, come immortalato in un quadro antico, prese magicamente ad animarsi.
Cavalieri bardati con magnificenza e superbia, preceduti e seguiti da scudieri con elmi, lance, scudi e spade, scesero nella piazza tra le grida del popolo festante.
I palafreni che sellavano avanzavano con zoccoli lucenti, morsi arabescati e staffe cromate.
Maniscalchi, fabbri e armaioli marciavano in parata, con i simboli di ciascun cavaliere.
E infine, chiudevano il corteo giovani paggi dai cappelli colorati e le tuniche vivaci.
Il Palio di Fisyem era cominciato.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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