“Quel castello” disse Bene a Clio e agli altri due contradaioli “è come uno scrigno. Può cioè contenere gemme preziose, ma anche serpenti velenosi. Mettetevi subito l'anima in pace, amici miei... non è possibile penetrare in quel maniero con la forza. E' sorvegliato notte e giorno da arcieri e balestrieri. Inoltre nel cortile si aggirano molossi che vengono lasciati liberi.”
“Non vi sono pozzi o corsi d'acqua per approvvigionare il castello durante attacchi o assedi?” Chiese Ippio.
“No.” Rispose l'anziano cappellano. “Per scongiurare avvelenamenti o assalti, il castello è stato costruito per rifornirsi di acqua piovana, grazie a cinque cisterne con scoli scavati nelle murature.”
“Allora è davvero imprendibile quel luogo!” Esclamò Ippio.
“Se vi aggrappate solo alla forza si...” fissandoli Bene “... lo è...”
“Dalle vostre parole, tuttavia, sembra esserci un altro modo...” mormorò il contradaiolo.
“Si...” annuì il cappellano “... quello dettato dall'ingegno... Ulisse prese Troia facendo leva sulla vanagloria dei Troiani... Cesare fece capitolare Alesia portando allo stremo i galli di Vercingetorige... ogni fortezza ha un suo punto debole... un punto debole che va riconosciuto nei suoi signori...”
“Cosa intendete dire?” Domandò Ippio.
“Yrko di Bumin e Giacomo il Nero” fece Bene “hanno molti vizi e debolezze... se fossi in voi farei leva su una di quelle mancanze per penetrare nel maniero...”
“Voi ci state dicendo di corrompere o ingannare il demonio!” Turbato Ippio.
“Si, amico mio.” Sentenziò Bene. “Per penetrare nell'Inferno, Enea addolcì il feroce Cerbero con focacce e miele...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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