“Ormai siamo qui...” disse Guisgard a Talia “... non credo ci sia molta altra scelta... speriamo bene...”
Il portone allora si aprì completamente e da esso uscirono alcuni uomini armati.
E fra essi apparve un uomo.
Il suo portamento era fiero, ma non orgoglioso, lo sguardo attento, ma indulgente e le fattezze di un uomo esperto e conoscitore dei suoi simili.
Ma quando vide Guisgard la sua espressione mutò.
Qualcosa attraversò i suoi occhi chiari, causandogli sul volto una smorfia indefinibile.
Teneva in mano la lettera che il Taddeide aveva lanciato sulle mura, ma quello sconvolgimento la fece scivolare via dalle sue dita.
“Mio...” mormorò “... mio signore... mio re...” e si inchinò ai piedi di Guisgard.
E così fecero i soldati che erano con lui.
Guisgard allora fissò Talia.
Il suo sguardo era turbato.
“Alzatevi, vi prego...” rivolgendosi poi a quegli uomini “... io non so cosa stia succedendo qui, ma noi dobbiamo parlare con ser Carlo di Monsperon...”
“Non mi riconoscete, altezza?” Chiese l'uomo.
“Non vi ho mai visto in vita mia.” Rispose Guisgard.
“Cosa vi hanno fatto dunque?”
“E' chiaro che qui c'è un grosso equivoco...” scuotendo il capo Guisgard “... noi siamo arrivati da poco in questo paese... e solo per seguire questa lettera...” la raccolse e la mostrò a quegli uomini “... essa cita Carlo di Monsperon quale amico di mio zio...”
“Vostro zio?” Ripetè l'uomo.
“Si...” annuì Guisgard “... io sono suo nipote... nipote di Robert de' Taddei...”
“Siete...” sempre più stupito l'uomo “... siete il nipote di...” restò un attimo in silenzio “... allora è vero...”
“Cosa?”
“Sua Maestà...” mormorò l'uomo “... Sua Maestà è figlio di...”
Guisgard guardò ancora Talia ed il suo volto era sempre più confuso.
“Entrate...” disse poi l'uomo a lui e alla ragazza “... entrare, vi prego...” e li fece entrare nel castello.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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