Il castello era silenzioso, austero e inviolabile, avvolto dal buio e da un'oscura inquietudine.
Altea attraversava i lunghi corridoi a piedi nudi, avvertendo ad ogni passo le fredde e levigate pietre di quelle murature.
A guidarla era quella misteriosa musica.
Lenta, malinconica, ma anche enigmatica, mutevole, sfuggente.
Sembrava provenire da ogni luogo attorno a lei.
Era come nell'aria, nel silenzio circostante e nell'immutabilità di quelle pietre.
Ad un tratto la ragazza si ritrovò davanti ad una cella aperta.
E nella penombra scorse un volto.
“Non dovevate giungere qui...” disse quel volto “... ora uccideranno anche voi...”
“Altea...” all'improvviso Daiz, destandola da quel sogno “... Altea, svegliati...”
Lei aprì gli occhi.
“E' mattino e un servitore ha detto che quell'Yrko ha chiesto di noi... dobbiamo raggiungerlo giù...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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