Il vecchio si voltò a fissare Talia.
“Nessuno più nel regno” disse visibilmente eccitato “lo riteneva possibile. Certo, nessuno lo ammetteva, ma era così. Nessuno davvero, infatti, pensava di rivedervi, mio signore.” Tornando a guardare Guisgard. “Molti vi davano in fuga verso qualche regno vicino... altri invece addirittura rinchiuso in un monastero... e altri ancora, senza più concedere al Signore la possibilità di una Grazia, persino morto...” annuì “... si, questo pensavano... ma io no, mio signore... io no...” scuotendo il capo “... io so che dei luridi figli di cani bastardi, figli di centomila vermi, senza timor di Dio e senza pietà e compassione per i propri simili non possono alzare la mano su chi è prescelto dal Cielo... proprio come accadde fra Saul e Davide...”
Guisgard guardò Talia senza riuscire a celare il suo stupore.
“In cuor mio speravo e credevo di rivedervi, mio signore...” continuò il vecchio “... e sperare e credere talvolta è uno sforzo troppo grande per un uomo... e forse non so... sono vecchio e stanco... e pur non dubitando mai di un vostro ritorno, non vi nascondo che in certi momenti ho temuto che la mia vecchiaia mi negasse questa gioia...”
“Si...” mormorò confuso Guisgard “... si... ma ora calmatevi... andrà tutto bene...” fissandolo “... però abbiamo bisogno del vostro aiuto... sapete dove vive Carlo di Monsperon?”
“Certo, mio signore!” Esclamò il vecchio. “Ed egli sarà lieto quanto me di rivedervi libero! Vi accompagnerò io stesso al suo castello!”
“Grazie...” sorridendo Guisgard “... è lontano da qui?”
“No, è quello lassù!” Rispose il vecchio, indicando un castello su un poggio vicino.