Guisgard fissò Talia per qualche istante.
“Va...” disse piano “... tutto bene? Forse era l'acqua, vero? Immagino sia diventata fredda in fretta... andiamo, in camera è più caldo...” e ritornarono nella loro stanza.
Mangiarono un po' della minestra portata loro dal locandiere e poi, complice la stanchezza per il viaggio, si misero subito a letto.
E dall'altra parte del telo steso lungo la camera, Talia sentì il lento suono di un'armonica.
Era Guisgard a suonarla.
Era una musica vagamente malinconica, forse suonata alle stelle che, numerose, si mostravano nel cielo insolitamente buio che appariva dalla piccola finestra.
E forse solo quelle stelle potevano comprendere il senso di quella musica.
La notte poi trascorse in fretta, senza che Talia avesse altra visioni o sogni.
E al mattino un raggio di Sole, dorato e zampillante, insieme al profumo di pane caldo appena sfornato, la destarono dal suo sonno.
E dall'altra parte del telo la luce del mattino le mostrò la sagoma di Guisgard che canticchiando si vestiva.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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