Capitolo III: Il principe Ardena
“Debbe, adunque, avere uno principe gran cura che non gli esca mai di bocca una cosa che non sia piena delle soprascritte cinque qualità, e paia, a vederlo e a udirlo, tutto pietà, tutto fede, tutto integrità, tutto umanità, tutto religione.”
(Nicolò Machiavelli, Il Principe)
“Il principe Ardeana” disse Mirò a Clio “è il sovrano di Chanty. E' un uomo molto particolare... per qualcuno è uno spirito libero, per altri solo un uomo imbevuto di se stesso. Non ama molto Chanty. Le nostre colline non sembrano affascinarlo e la terra rossa che da le pietre per erigere le nostre chiese e i nostri palazzi non ispira il suo animo nobile. Neanche il pane di queste terre è gradito al suo inquieto spirito. E su questo suo astio per Chanty hanno fatto leva i Rossi, imponendogli prima di firmare la Magna Carta, poi, secondo i Blu, impedendogli di governare, rinchiudendolo in una prigione segreta.”
“Uomo difficile, eh!” Esclamò Solder. “Non c'era un altro pretendente al trono?”
“No, egli è l'unico erede di lady Beatrice, figlia del defunto re.” Rispose Mirò. “Anche se qualcuno afferma che in realtà il principe Ardena sia figlio di un amore extraconiugale di sua madre...”
“Eh, tutto il mondo è paese!” Sarcastica Solder.
“Sua madre aveva un amante?” Chiese Masan.
“Così qualcuno dice...” mormorò Mirò “... pare fosse uno straniero giunto un giorno a Chanty...”
Intanto il carro era finalmente arrivato in città.
Fisyem appariva ora davanti a loro in tutto il suo splendore.
“Sapete già dove soggiornare in città?” Domandò loro Mirò.