Non risposi alle parole di Masan, restai con gli occhi chiusi ad ascoltare il battito del mio cuore che si calmava poco a poco.
Aveva ragione? Non osare raggiungere ciò che si ama non è vivere?
Sorrisi un poco, tra me e me. Probabilmente era vero. Ma io sapevo bene cosa accadeva a chi compie quel passo, l'avevo fatto anni prima. Per cosa?
Avevo perso anche la dolorosa felicità che mi procurava la sua vicinanza. Non mi era rimasto più niente, a parte qualche pezzetto di cuore e un gran vuoto nell'anima.
Sapevo bene che un giorno sarei stata libera, ma sapevo anche che non sarei riuscita ad aiutarmi perchè ciò avvenisse. Preferivo vivere in un mondo dove il cuore non serviva che provare a ricucirne le ferite.
Quando l'operaio ci parlò, la mia mente si sgombrò di colpo. Adoravo il mio lavoro, occupava ogni spazio libero, ogni centimetro della mia mente, non lasciando spazio a queste farneticazioni insulse.
Sorrisi a Masan, come se nulla fosse accaduto.
Dimenticare in fretta era la mia specialità, per fortuna.
“Andiamo, Hito..” dissi, poi “... sono molto curiosa..”.
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