Masan annuì e lui e Clio lasciarono il ristorante.
Ritornarono all'auto e dopo aver richiamato Flender, uscirono dal parcheggio.
“Vedo che i miei complimenti e i miei doni” disse Masan mentre guidava “non riescono a suscitare, non dico un grazie ma neanche un sorriso.” Rise. “Forse ho gusti particolari, lo ammetto. Ma da piccolo, ricordo, leggevo ogni giorno, da un quotidiano che mi dava mio nonno, un racconto ad episodi. Era una sorta di romanzo d'appendice e la protagonista era una ragazza non molto diversa da lei. Era figlia di un capitano di marina e sognava di prendere il mare su una nave sotto il suo comando. Non so, sarà sciocco e banale, ma in molte cose quella ragazza mi ricorda lei. Da qui quello che voleva essere un complimento. Quanto alla spilla, beh, mi è stata data dal padrone del ristorante e non avendo altra accompagnatrice o ragazza con me, mi è sembrato carino farne dono a lei. E' solo un pezzo di vetro colorato e può anche gettarlo via. Mi aveva fatto pensare a ciò che mi aveva detto circa quel Fiore Azzurro...” guardò nello specchietto il suo cane sul sedile posteriore “... eh, amico mio, meglio dedicarci al lavoro, cosa dici?” Rise di nuovo, per poi cominciare a fischiettare un vivace motivo.
Poco dopo arrivarono ad un campo racchiuso da paletti e nastri.
Sul posto vi erano alcuni furgoncini e un paio di fuoristrada.
“Eccoci.” Fermando l'auto Masan. “Ora vedrà la sua chiesa.”
Scesero dalla macchina e l'archeologo indicò a Clio un gruppo di alberi, tra i quali si intravedeva un'antica struttura.
Era la chiesa di Santa Caterina.