Nel silenzio di questo giardino, avvolto nel torpore dei focolari di Famiglia o di forzati ritrovi di circostanza, ho visto, tra le pieghe della cosiddetta cronaca nera, morire un'altra stella, uccisa dalla crudeltà di un demone antico che si annida nel cuore degli uomini e dei meno uomini.
Una sorta di parassita suburbano che uccide e attecchisce come gramigna nell'insensato e folle gesto, correndo lungo una distesa infinita di cannibalsmo, assetato di sangue e di disgrazia.
Non c'è spiegazione filosofica o psicologica nella freddezza di quei cuori e di quei gesti estremi...
Vorrei che quel qualcuno passasse distrattamente dal regno che Artù sognava e che chiamò Camelot per la gioia del suo animo e della sua gente. Forse se avesse incontrato anche il più piccolo dei suoi abitanti o la sua più insignficante delle poesie, non sarebbe arrivato a tanto, poichè il demone che si era impossesato di lui, avrebbe lasciato il corpo e l'anima.
Ma come disse il buon Filippo Neri in un attimo di debolezza: "...non ti arrendi mai...scimmia di Dio!"
p.s. che la tua luce brilli alta nel firmamento di Camelot, piccola stella di terra di calabria.
Taliesin,il Bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber)
Ultima modifica di Taliesin : 27-05-2013 alle ore 15.20.46.
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