Capitolo VII: La Compagnia dei Falchi
“<<Ahimè,>> disse Edmond sorridendo <<ecco senza dubbio i segreti che avrà lasciato il cardinale; e questo buon abate, vedendo in sogno questi muri tutti risplendenti, si sarà illuso con ricche speranze!>>”
(Alexandre Dumas, Il Conte di Montecristo)
Guisgard continuava a guardare il monitor, dove quelle misteriose parole racchiudevano un oscuro senso che sembrava sfuggirgli.
“Siero...” disse senza staccare gli occhi da quell'arcano “... ancora questa parola... la stessa usata da Frate Nicola... e ora riportata anche in questo strano indovinello...” sbuffò “... che sia una sorta di parola chiave, una specie di codice? Ah, caro zio...” mormorò piano, come se stesse parlando a se stesso, nonostante nella stanza ci fosse anche Talia “... forse l'avevo sempre saputo... si... le storie di quella maledizione, sulla condanna della nostra famiglia, l'esilio da Sygma... erano ossessioni per voi... ossessioni e nulla più... forse è questo palazzo... si, questo palazzo che col tempo è divenuto una sorta di sarcofago, di cripta... con tutti i suoi fantasmi e i suoi deliri... è dunque questo il vostro testamento spirituale? povero zio... e pazzo devo esserlo anche io... che me ne sto qui a cercare di decifrare enigmi senza senso, mentre l'industria di famiglia e l'intera città sembrano andare a rotoli...” pigiò un tasto e chiuse quella finestra in cui si leggevano le parole dell'arcano “... si voltò finalmente verso Talia “... mi perdoni...” sorridendo amaramente “... neanche un degno pranzo sono riuscito ad offrirle... ma solo questo inutile giro in questa casa degli spettri, con i suoi assurdi segreti... segreti che hanno la stessa consistenza della neve al Sole... la farò subito accompagnare a casa sua, o ovunque vorrà...”
In quel momento entrò Kuon.
“Hai scoperto qualcosa, signore?” Chiese il fedele maggiordomo.
“Solo una speranza...” fece Guisgard “... la speranza che la pazzia non sia ereditaria, visto che per un momento mi ero convinto che il silenzio di questo palazzo potesse animarsi e che i suoi fantasmi potessero rivelarmi chissà quali segreti...” scosse il capo, con un sorriso beffardo e malinconico “... ho bisogno di riflettere... fate accompagnare la signorina ovunque vorrà, vecchio mio...” indicando Talia.