Sbattei le palpebre un paio di volte.
Non che credessi davvero che quella figura così misteriosa avrebbe lasciato il palazzo insieme a me, ma c'era qualcosa in quegli occhi, qualcosa di ineffabile ed enigmatico che, stranamente, non mi irritava, anzi.
Di solito detestavo essere osservata, eppure quello sguardo non mi dava fastidio.
Le sue parole rimbombavano nella mia mente. Le aveva davvero pronunciate?
Per quanto ne sapeva potevo non tornare più, avere cattive intenzioni.
Ma, infondo, pensai gli occhi rivelano molte cose.
Iniziai a percorrere il corridoio un passo alla volta, mentre mille pensieri si susseguivano nella mia mente.
Come avrei fatto a riportare l'auto? Beh, l'avrei portata l'indomani stesso, ovviamente.
Ma come poteva fidarsi di me, se non si era fidato nemmeno a farsi vedere?
Non sapeva nemmeno il mio nome.
Persa in questi interrogativi arrivai al garage e vidi le tre auto parcheggiate.
Sorrisi.
Erano una più bella dell'altra.
Vidi un pannello con le chiavi, e, senza pensarci due volte ne presi un paio.
Mi sentivo come se stessi vivendo un sogno.
Aprii la borsetta, riuscii a trovare una penna, e strappai una pagina dalla mia agenda.
Così, al posto delle chiavi lasciai un biglietto.
Grazie.
La riporterò massimo domani sana e salva.
Le devo una pizza.
Clio
Sapevo che avevano registrato i nostri nomi all'ingresso e immaginai che non ci fossero molte omonime della musa della Storia.
Sorrisi nuovamente, non sapendo dove girare lo sguardo.
Non stava succedendo davvero, pensai mentre salivo sulla Lamborghini Diablo.
E pensare che i miei amici mi avevano preso in giro quando ero andata con loro al corso di guida sportiva.
Fortuna che non do retta mai a nessuno, eh...
Il garage sotterraneo dava su una stradina secondaria, lontana dalla bolgia dell'ingresso principale.
Così, in poco tempo, mi ritrovai in città, e in men che non si dica, raggiunsi l'università.
Parcheggiai nel garage custodito riservato ai dipendenti.
Spensi il motore, e buttai la testa all'indietro, appoggiata al sedile.
Restai così, con gli occhi chiusi per lunghi istanti, ascoltando il mio respiro.
Mai nella mia vita avrei creduto di guidare quella macchina su strada.
Era un sogno.
Prima di scendere dall'auto, però, mandai un sms a Luke.
Sono dovuta tornare in università. Scusi se l'ho abbandonata. Ci aggiorniamo nei prossimi giorni per le nostre ricerche.
Percorsi velocemente i corridoi, e mi diressi al bar.
Presi un panino al volo e lo mangiai nel tragitto verso lo studio del professor Asevol.
Stavo davvero morendo di fame.
Quando raggiunsi la facoltà e il dipartimento lo avevo ormai finito.
Trovai la porta di Asevol aperta, ma mi fermai sulla soglia e bussai allo stipite.
"...Voleva vedermi, professore?" Dissi lanciando un'occhiata all'interno della piccola stanza.
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