Quell'uomo sorrise alle parole di Elisabeth.
Giunse allora un maggiordomo e riempì due calici di cristallo con un liquore dal colore rossastro.
“Assaggi questo elisir...” disse il misterioso uomo, porgendo alla donna uno dei due calici “... un proverbio tibetano recita che... tutto ciò che non ci uccide, ci rafforza...” fece cenno al maggiordomo di andare “... Liam, certo. Il dottor Liam. Il prototipo dell'uomo perfetto. Peccato che la perfezione, come affermano gli Indù, non possa mai giungere da questo mondo.” Sorseggiò dal suo calice. “Non trova anche lei che questo elisir sia semplicemente fantastico, dottoressa? Io ucciderei per averne anche solo una bottiglia in più.” Era un uomo di raro carisma.
I suoi occhi erano penetranti ed enigmatici.
Un'inafferrabile luce li attraversava.
“Comunque non è gran merito conoscere le sue virtù, dottoressa.” Continuò. “Lei è una donna straordinaria. In bilico tra scienza e spiritualità. Ma anche tra passione e raziocinio. E non solo. La sua professione la porta persino ad attraversare spesso il confine che separa la vita dalla morte.” Sorrise e la invitò a sedersi. “Spero che il tragitto per giungere qui abbia stimolato il suo gusto. Io lo trovo meravigliosamente angosciante. Sa che in quei cunicoli si nascondevano coloro che venivano definiti eretici dalla Chiesa? Paradossale, no? Quelle gallerie, scavate per rappresentare la loro salvezza, divennero invece le loro catacombe. Infatti le catacombe non furono un marchio di fabbrica dei Cristiani. I Capomazdesi sono stati tra le civiltà più intolleranti e fanatiche, lo sa? Io però non scomoderei tanti paroloni. Per me sono solo un popolo di bigotti. Beh, diciamo che nell'attraversare quei cimiteri ipogei, lei ha fatto una sorta di cammino iniziatico. Vede? Siamo nel suo campo. Mi chiedeva di me... io sono il dottor Oydo... Guillerme Oydo...” e quella luce nei suoi occhi mutò improvvisamente.