I due uomini annuirono a quelle parole di Elisabeth.
I tre, così, lasciarono l'ospedale.
Salirono sulla lussuosa auto che li stava aspettando e uscirono dal parcheggio ospedaliero.
Attraversarono un tratto di città e poi uno dei due uomini mise una benda attorno agli occhi di Elisabeth.
“E' per la vostra sicurezza, dottoressa...” disse l'uomo.
Dopo circa un'oretta, l'auto giunse a destinazione.
“Ora questa non serve più.” Togliendole la benda l'uomo.
Elisabeth si ritrovò così in una sorta di parcheggio sotterraneo.
Ampio e dispersivo.
Il rumore dei loro passi echeggiava cupo attorno a loro.
Passarono per una stretta porta di ferro ed Elisabeth vide qualcosa di incredibile attorno a lei.
Una lunga galleria scavata nella roccia.
Era semibuia e l'aria era intrisa di un odore indefinito.
Attraversarono allora quell'oscuro luogo, come se fosse un passaggio per il mondo dei morti.
Fino a quando videro una nuova porta di ferro.
Oltre essa quel mondo di tenebre e rocce finì, lasciando il posto a qualcosa di diverso.
Una sorta di lussuoso palazzo nobiliare.
Sfarzo, sontuosità, magnificenza dominavano ovunque.
Elisabeth fu condotta così in una vasta sala, illuminata a giorno e lasciata sola.
Sola ad attendere qualcuno.
Poco dopo, una porta si aprì e una figura entrò nella stanza.
“Buonasera, dottoressa.” Fissandola.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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