La Sinfonia dell'incantato Verziere di Chanty
Seconda Parte
Capitolo Primo: Il Codex Nolhiano
“<<Sai>>, disse l'Austero, <<intanto che il tempo passa e ti abitui potresti scrivere un libro di racconti sulla Terra promessa, su che effetto fa. Tanto, questo sul diavolo l'hai finito ormai.>>”
(Igor Sibaldi, Il Frutto Proibito della Conoscenza)
Università Cattolica degli Studi, Città di Capomazda.
2013.
Il professor Asevol aveva appena terminato il suo seminario di Filologia Capomazdese.
“Concluderà” disse poi ai suoi studenti “la dottoressa Morin.”
Dalla platea si avvicinò allora una giovane donna, che prese posto fra il professore ed i suoi assistenti.
“Buongiorno a voi.” Salutando gli studenti presenti. “Sono Maria Morin e faccio parte del Dipartimento di Storia Capomazdese, sezione Miti e Leggende del passato. La dialettica e la preparazione del professor Asevol sono senza dubbio straordinarie e dalle sue parole sembra emergere quel mondo antico con tutto il suo fascino intatto. Ma, al di là della bravura del vostro professore, noi tutti ovviamente sappiamo che la Gioia dei Taddei, così come il Fiore Azzurro sono poco più che favole. Sono miti elaborati dagli antiche per nobilitare la loro storia e la loro terra. Sono simboli, come il Vello d'Oro, Excalibur o Durlindana. Sono immagini e temi che alterano la storia, romanzandola e rendendola quindi più facilmente assimilabile al meraviglioso ed al sovrumano. Una tendenza comune a tutte le grandi civiltà del passato. Come quando una guerra, probabilmente nata per motivi commerciali, diviene, secoli dopo e grazie alla bravura di aedi e cantori, la Guerra di Troia, il più leggendario conflitto della storia. O come quando i romani, per mostrarsi degni del mondo greco, legano le loro origini con gli ellenici, inventando la leggenda dei due gemelli allattati dalla lupa. E gli esempi potrebbero continuare. Tuttavia oggi molti studiosi tentano di far luce su questi miti, cercando di capire cosa volessero rappresentare. Il mito di Giasone, gli Argonauti ed il Vello d'Oro, ad esempio, descrive forse una spedizione nel Mar Nero durante l'Età del Bronzo. Così come il mito delle discesa degli Eracliti, i figli di Ercole, nasconde la storica conquista dorica e la nascita della Grecia antica sulle rovine del mondo Miceneo. Per questo il Dipartimento vuole promuovere studi che possano decifrare l'origine e il significato di questi arcaici miti Capomazdesi. Cosa nasconde davvero la Gioia dei Taddei? Forse una serie di congiure da parte di nobili filosygmesi? O sentimenti di ribellione verso il dispotismo illuminato degli Arciduchi? E il Fiore Azzurro? Forse una sorta di arma che legittimava il potere? O un simbolo religioso, visto il ruolo della spiritualità nel Cosmos Capomazdese? Per svelare tutto questo, naturalmente per fini scientifici, il Dipartimento promuoverà una serie di campagne di scavo nei luoghi in cui sono stati ambientati quei miti... la città di Tylesia e quella di Sant'Agata di Gothia in particolar modo.”
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