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Vecchio 02-05-2013, 21.02.07   #1075
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Quella mattina un tenero e luminoso Sole inondava le belle e rigogliose cime che circondavano la valle.
La nobile tenuta era in fervida attesa ed ognuno dei servitori aveva assimilato ben bene le indicazioni del padrone.
Ad un tratto si udì il suono di un corno e poi una carrozza, preceduta e seguita da due schiere di cavalieri, si arrestò davanti al cancello di ottone.
Un valletto aprì la portiera ed uomo alto e robusto scese con un salto, finendo però con i piedi nella melma.
Tutti allora, servitori e cavalieri, fissarono quell'uomo senza proferire, come se attendessero la sua ira.
Ma quello, dopo averli guardati uno per uno, si abbandonò ad una sonora risata, causando così la medesima reazione di tutto il suo seguito.
E tutti loro, gaiamente, affondarono i loro piedi in quella melma.
L'Arciduca ne fu compiaciuto e cominciò a dirigersi, dopo essersi pulito le scarpe contro il tronco di un albero, verso la villa.
Allora gli andò incontro un uomo.
Era alto e magro, col viso scarno e l'espressione austera, come se fosse perennemente corrucciata.
“Alvat...” disse l'Arciduca nel vederlo “... Alvat, amico mio!”
“Milord.” Salutandolo con un inchino Alvat. “Grazie dell'onore che fate a me ed alla mia dimora.”
“Mi attendevi?”
“Una degna casa” rispose Alvat “è tale solo se è sempre pronta ad accogliere il suo signore.”
“Hai ragione!” Esclamò l'Arciduca. “Ben detto, amico mio! Oggi è proprio una bella giornata! Ed io sono di ottimo umore!”
“Me ne compiaccio, milord.”
“Dimmi, hai deciso?”
“Milord?”
“Riguardo a quella questione.”
“Ho riflettuto.”
“Ebbene?” Fissandolo l'Arciduca.
“La mia convinzione non cambia.”
“Allora devi rifletterci ancora su!” Sentenziò il signore di Capomazda.
“Ha forse bisogno della mia approvazione Sua Signoria?”
“Tutti i miei consiglieri” fece l'Arciduca “hanno approvato la decisione.”
“Allora non occorre altro a Sua Signoria.”
“Ma loro sono solo dei ruffiani!” Tuonò l'Arciduca. “Tu invece sei un uomo onesto! Sei l'unico liberale del ducato a cui non chiuderei a calci la bocca!” Cercò di contenersi. “Bella giornata oggi. Si e sono davvero di ottimo umore.” Tornò a fissare Alvat. “E' una guerra giusta. Quegli uomini non hanno Fede e degradano la Chiesa di Roma.”
“Vi è forse una legge che vieta di essere anticlericali?”
“Si!” Annuì l'Arciduca. “La Legge di Dio!”
“Allora spetterà a Dio occuparsene.” Replicò Alvat.

Quel ricordo attraversò il cuore della donna nel vedere quel marchio mostratole da Clio.
“Se vi manda sir Rudolf...” mormorò “... allora siete i benvenuti...”
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