Strinsi il braccio di Mamyon così forte da temere di fargli male, pur con le mie mani così delicate.
Rimasi pietrificata da quella scena, incapace di proferire parola.
Non potevo stare ferma lì, attonita, ma che potevo fare, dopotutto? Non ero un guerriero, né un cavaliere, mi sentivo impotente. Detestavo sentirmi impotente e fragile.
"...non è per questo..." Sussurrai pianissimo "...non è per comportarci in modo tanto esecrabile che ci è stata donata la nobiltà.." Lo sguardo fermo e la mascella serrata dalla rabbia.
Mi voltai verso Mamyon "...non c'è nulla che tu possa fare?" Con occhi colmi di rabbia e speranza "...è un abominio per l'amor del cielo... E se il padre ha ragione anche fuorilegge.... Sei il miglior cavaliere del mondo, non puoi salvarla?" Guardandolo con occhi imploranti.
In cuor mio speravo di vederlo estrarre la spada e mettere fuori gioco in poche abili mosse quei bifolchi, ma nemmeno lui sarebbe stato in grado di tale impresa da solo.
Senza contare che poi ci saremmo trovati ad aver contro il resto delle truppe di quel disgraziato.
Anche perché c'era una frase del padre che continuava a rombombarmi in testa, sebbene lo stupore per tutto ciò che stava accadendo avesse monopolizzato la mia attenzione.
Editto ducale, vescovo, eravamo forse entrati in territorio capomazdese?
"...non sopporto di essere così inerme davanti a tutto questo...".
Avevo parlato piano, quasi un sussurro, in modo che solo il cavaliere mi sentisse.
Appoggiai il viso contro la sua spalla e sospirai, colma di frustrazione.
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