A quel rintocco di campana, Guisgard si avvicinò alla finestra che dava sulla Cappella di San Nicola.
“Allora è qui...” disse come se parlasse a se stesso.
“Si, è rinchiuso da giorni nella cappella per pregare.” Annuì Tanis. “E' tornato qui dopo aver svolto un esorcismo in un villaggio vicino. Era molto provato... e si è poi chiuso nella cappella per pregare.”
“Andremo da lui...” mormorò il cavaliere “... Tanis, affido a te la mia spada... me la restituirai quando usciremo dalla cappella...” e diede la spada alla marionetta.
“La proteggerò a costo della vita, milord.”
“Sarà lei a proteggere te.” Fissando la marionetta Guisgard. “Andiamo a salutare il nostro ospite, milady?” Rivolgendosi poi a Talia. “Vedrete, vi piacerà. Con voi sarà simpatico.” E rise sarcastico.
I due, così, raggiunsero la Cappella Palatina.
Era una struttura di gusto romanico, anche se edificata al tempo dei longobardi.
Le modifiche successive a questa invasione furono volute da alcuni vassalli del re che strapparono queste terre agli ultimi Gastaldi longobardi.
Guisgard e Talia allora entrarono.
La penombra dominava nella cappella e solo verso l'abside le candele squarciavano il buio.
Davanti all'altare vi era una figura di spalle.
“Il figliuol prodigo torna a casa...” senza voltarsi.
“Senza però” replicò Guisgard “che nessuno uccida il vitello grasso per lui...”
“Sei davanti all'altare...” mormorò la figura “... inginocchiati...”
Il cavaliere si inginocchiò e si segnò di nuovo.
“La dama che ti accompagna” sempre restando di spalle la figura “vedo non è avvezza ad entrare in una chiesa...”
“E'...” fissando quella figura Guisgard “... è una mia amica...”
“Per te le donne non sono mai state amiche.” Voltandosi finalmente la figura.
Era un vecchio monaco.