Abbassai appena lo sguardo alle parole del cavaliere...
ed improvvisamente una sottile e lieve tristezza mi pervase il cuore...
“Io...” iniziai a dire.
La mia voce si ruppe, però...
esitai...
era così vicino adesso e la sua voce era così morbida, così diversa da tutto ciò cui ero stata abituata ed educata fin da piccola...
e fu in quel momento che ebbi quel capogiro...
Canticchiando appena tra me e me, varcai l’alta porta intarsiata.
Una candida luce trasparente entrava dalle ampie vetrate... io, con un sorriso, indugiai per qualche momento di fronte alle finestre, lasciando che mi sfiorasse le pelle... poi mi lasciai scivolare sull’ampia poltrona ed aprii il libro che avevo con me...
“Buongiorno!” disse una voce sottile alle mie spalle.
Sussultai.
“Maestro!” dissi, voltandomi di scatto “Perdonatemi, io... io non sapevo che foste qui. Non vi avevo visto!”
Il maestro George si avvicinò lentamente...
“Forse perché eravate troppo intenta a canticchiare?” mormorò lievemente sarcastico.
“Io...” sussurrai imbarazzata.
“Cos’è quel libro?” chiese.
“Oh... niente!” risposi in fretta, tentando malamente di nasconderlo “Niente...”
Ma l’uomo, con un gesto rapido, lo prese...
“Tristano e Isotta?” domandò, sollevando lo sguardo “Non mi pareva rientrasse nella lista dei volumi che vi avevo consigliato, vero? C’erano dei trattati, in quella lista... politica, economia... giusto?”
“Si...” mormorai, abbassando lo sguardo.
“E dunque?” domandò secco “Cos’è questo?”
“E’ solo un libro...” risposi “Una lettura...”
“Letture di questo genere non sono per voi!” ribatté “Devo forse ricordarvi qual è il vostro ruolo? Devo ricordarvi i vostri obblighi, i doveri? Devo ricordarvi quali devono essere le vostre priorità? Devo?”
“Ma...”
Lui mi zittì con un secco gesto della mano e poi rimase a fissarmi con sguardo gelido, senza più parlare...
ed io mi sentii scioccamente in colpa.
Battei le palpebre, tornando in quel corridoio...
e mi accorsi che quella vaga tristezza, che avvertivo in precedenza, si stava lentamente trasformando in qualcosa di diverso...
Mestamente, sfilai delicatamente la mia mano da quella del cavaliere...
“Dimenticate che io sono la regina, sir...” sussurrai lentamente, senza guardarlo “E solo l’amore del mio popolo e della mia terra deve spettarmi... l’amore per Sygma... per il suo benessere e per la sua felicità... solo questo... questo è il solo amore che mi spetta... l’unico che mi sia concesso!”
Sollevai gli occhi su di lui, infine...
sperando che quel sottile dolore non trasparisse dal mio sguardo...
ma prima che potessi dire o fare qualunque altra cosa, udimmo quella voce...
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“Salute a voi.” All'improvviso una voce.
Guisgard si voltò di scatto.
“Sono io, milord.”
“Chi ha parlato?” Stupito il cavaliere.
“Io, qui, sulla mensola.”
Guisgard vide la mensola e si accorse che sopra vi era un grosso volume impolverato.
“Ma chi ha parlato?” Confuso il cavaliere.
“Sono io, milord.” Rispose il libro. “Sono Abecedarius, il libro parlante.”
“Questa poi...” scuotendo il capo Guisgard.
“Ai vostri comandi.” Disse il libro. “Vi occorre atmosfera con la vostra amica? Basta sfogliarmi. Io conosco le storie più belle mai raccontate.”
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Mi voltai di scatto e fissai stupita il libro...
ed arrossii lievemente a quelle parole...
“Ecco, io...” sussurrai, tornando a voltarmi esitante verso Guisgard “Io credo che sia meglio che mi ritiri, adesso, milord... buonanotte...”
E, lentamente, mi avviai per il corridoio.