Il vecchio, a quelle parole di Elisabeth, fece loro segno di entrare nel casale.
Giunsero così in una sala abbastanza grande, arredata con gusto sassone, dove su una tavola si potevano vedere vari piatti.
Erano perlopiù cibi a base di legumi, cereali e verdure.
Si sentiva odore di lardo sciolto in quei piatti, per arricchirne il sapore.
Il vecchio li fece sedere e offrì loro del vino, per poi dividere con quei suoi ospiti ciò che stava mangiando.
“Il mio nome” disse “è Petrillus e sono un eremita che ormai da anni vive qui da solo, lontano dalle seduzioni del mondo. Gli unici compagni sono i miei cani e fino ad ora nessuno mai era giunto qui. In questo luogo domina il silenzio. Un silenzio profondo e a tratti sacro. Perchè è il silenzio dei morti. Infatti qui intorno vi sono solo rovine. Rovine di un mondo e di un'epoca perdute nel tempo.”
“Vi riferite a Tylesia, vero?” Chiese Sawas.
“Si...” annuì l'eremita “... era una città magnifica... sospesa tra Cielo e terra... una città che aveva avuto un grande dono...”
“Quale?” Domandò Enusia.
“Due anime si erano ritrovate e congiunte...” narrò il vecchio “... e Amore aveva fatto loro uno straordinario regalo... aveva materializzato il frutto di quel loro sentimento, facendo sbocciare proprio a Tylesia il Fiore Azzurro...”