Guisgard accennò un sorriso divertito a quelle ultime parole di Talia.
“Talvolta” disse “anche se può avere molti occhi ed orecchi, una corte non sempre può arrivare a vedere e a sentire tutto ciò che accade...” e strinse, per un attimo, ancor di più la mano di lei nella sua “... e poi, lo sapete...” con la voce che si fece di colpo più bassa “... io sono un vostro cavaliere e il mio unico compito è occuparmi della regina...” poi sul suo volto, ritornò quel sorriso guascone e vagamente beffardo “... però in effetti è vero... temo che se sapessero di questo nostro soggiorno qui, a corte non mi perdonerebbero facilmente... però, chissà, se svolgerò bene il mio compito forse vostra altezza potrebbe perorare la mia causa, qualora venissi chiamato a difendermi da qualche accusa...” la fissò negli occhi e poi il suo sguardo si posò sul suo viso e sulla sua bocca.
Erano vicini e quell'attimo non sfuggì alla principessa.
“Quanto ai nobili Taddei” aggiunse poi, ritornando a sorridere “io credo che voi giudichiate con troppa severità il loro modo di fare... anche a Capomazda ci sono forze e sentimenti in equilibrio... come in questa guerra... la conquista di Sygma nasce da tante cose... la caduta nell'abisso, la malinconia per la propria terra perduta, l'ambiziosa ricerca della felicità, la forza che solo l'amore sa donare... qualcuno vi ha mai amato così tanto, altezza? Al punto da sacrificare tutto, persino il proprio popolo e la propria terra, per conquistarvi? Al punto da mettervi al di sopra di tutti e di tutto?” Era tornato di colpo serio. “Io credo che qualcosa di straordinario, di grande, troppo grande, leghi i Taddei a Sygma... e solo chi conosce un amore altrettanto grande può comprenderlo davvero...” i suoi occhi erano di nuovo in quelli di lei.
E per un istante le labbra di lui arrivarono quasi a cercare quelle di lei, senza però giungere a sfiorarle.
“Salute a voi.” All'improvviso una voce.
Guisgard si voltò di scatto.
“Sono io, milord.”
“Chi ha parlato?” Stupito il cavaliere.
“Io, qui, sulla mensola.”
Guisgard vide la mensola e si accorse che sopra vi era un grosso volume impolverato.
“Ma chi ha parlato?” Confuso il cavaliere.
“Sono io, milord.” Rispose il libro. “Sono Abecedarius, il libro parlante.”
“Questa poi...” scuotendo il capo Guisgard.
“Ai vostri comandi.” Disse il libro. “Vi occorre atmosfera con la vostra amica? Basta sfogliarmi. Io conosco le storie più belle mai raccontate.”