Guisgard prese la mano di Talia e la sfiorò appena con le labbra in segno di saluto.
“Resterò qui, altezza...” disse “... e qui mi troverete al vostro risveglio... veglierò io sul vostro sonno e sui vostri sogni... domani vi accompagnerò io dall'Arconte e racconteremo l'accaduto... ma state tranquilla, non correrete più alcun rischio... domani... domani vi porterò in un luogo sicuro... ma ora riposate... ne parleremo domattina, se Dio vorrà... buonanotte, mia signora...”
Guisgard restò così nel corridoio, passeggiando inquieto e gettando, di tanto in tanto, uno sguardo oltre le finestre, forse in cerca di quella misteriosa figura che aveva aggredito la principessa.
Trascorse così la notte, fino a quando l'alba tinse col suo pallore rosato l'orizzonte prima e il cielo poi.
Guisgard era immobile proprio a fissare l'aurora che screziava la città.
“Cosa ci fate qui, voi?” Ad un tratto una voce.
Il cavaliere si voltò.
“Qui non è permesso stare senza il consenso della principessa!” Fissandolo Marijeta.
“Sono uno dei suoi cavalieri...” disse Guisgard “... naturale dunque che debba vigilare su sua altezza.”
“Non mi pare qualcuno vi abbia ordinato di restare qui.” Contrariata la servitrice. “Dunque vi sarà chiesto di motivare la vostra presenza, cavaliere.”
“Quello vi sembra un buon motivo?” Replicò Guisgard, indicando a Marijeta la mano insanguinata del sicario che ancora stringeva il pugnale dell'attentato.
E a quella vista la servitrice lanciò un urlo per lo spavento.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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