Capitolo VI: Frate Nicola
“E su suggerimento di Marsilio, che aveva preso a benvolermi, decisero di pormi accanto un dotto francescano, frate Guglielmo di Baskerville, il quale stava per iniziare una missione che lo avrebbe portato a toccare città famose e abbazie antichissime.”
(Umberto Eco, Il nome della rosa)
Mamyon ascoltò Clio e poi restò a fissarla, come se cercasse di comprendere qualcosa che sembrava sfuggirgli.
“Partire...” disse “... partire per dove? Cercare un fiore? Che storia è mai questa? E poi... partire da sola?” Il cavaliere prese le mani di lei nelle sue. “Clio... mi avete dato del tu più di una volta poco fa... non vi fidate più di me ora? Pensate che potrei lasciarvi partire da sola? E per dove poi? Voglio sapere tutto... tutto di questa storia... voglio capire perchè una ragazza da sola deve intraprendere un viaggio alla ricerca di un fiore...” strinse le mani di lei “... ti fidi di me, Clio?” Guardandola negli occhi. “Ti fidi davvero? Se si, allora non tenermi allo scuro di niente... dimmi... cosa significa questa storia?” E restò con i suoi occhi in quelli di lei.
Intanto, al Palazzo Reale, una figura procedeva lungo corridoi ed antri, avvolta in un lugubre silenzio rotto solo dal rumore dei suoi passi che echeggiavano tra le murature di quell'ambiente.
Il Maestro George risalì alcune salinate, fino a raggiungere l'ultima sala di un'alta torre circolare.
E qui, al suo interno, trovò tre donne ad attenderlo attorno ad un organo.
“Isolde...” disse fissando una delle tre “... allora? Quali notizie hai da rivelare al tuo maestro?”
“Come vi dissi” rispose la donna “l'oracolo mi ha inviato una visione...”
“E hai saputo interpretarla?”
“E' molto vaga, maestro...”
“E voi due?” Fissando il Maestro le altre due. “Siete riuscite a leggere nei suoi arcani? Tu, Rukea?”
“Maestro...” mormorò Rukea “... abbiamo visto un luogo misterioso, attraversato da enigmatiche immagini...”
“E tu, Yster?”
“Crediamo” rispose Yster “che quel luogo possa essere collegato con il Fiore...”
“Mi sembra evidente.” Fece il Maestro.
“Purtroppo” disse Isolde “non conosciamo quel posto.”
“Da come è apparso” mormorò Rukea “non sembra simile a nessun altro luogo di questo regno.”
“Si, crediamo sia una terra oltre questi confini.” Ancora Isolde.
“Insomma” contrariato il Maestro “mi state dicendo che non siete in grado di interpretare quella visione?”
Le tre non risposero nulla.
“Sciocche...” con disprezzo George “... avrei dovuto lasciarvi nelle strade in cui vi ho trovato... luride cagne... ma tutto dipende da questo ora... il ritorno degli Illufestati ed il loro trionfo... dovrò occuparmi io di tutto... ora andate via... sarò io a chiamarvi... andate!”
Le donne, in silenzio, si scambiarono rapidi sguardi, per poi chiudere gli occhi e mutarsi in tre statue di pietra.
Il Maestro allora si sedette davanti ad un grosso organo e cominciò a suonare un'inquietante melodia.
Un suono innaturale che fuoriuscendo dalla torre si diffuse sul palazzo prima e poi su tutta Sant'Agata di Gothia, propagando sull'intera città un lamento fatto di dolore, sconforto e disperazione.
Un lamento che si confuse col sibilo del vento, lasciando ovunque una cupa e sinistra atmosfera di morte.